“Quanto accaduto a Milano sul versante dell’ordine pubblico è in linea con il mandato sociale in difesa della sicurezza dei cittadini e della loro incolumità”. Daniele Tissone, segretario generale del Silp Cgil, commenta così gli scontri di piazza avvenuti il 1° maggio nel capoluogo lombardo in occasione della manifestazione anti Expo. “Sicurezza e incolumità – prosegue Tissone – vengono garantite ogni volta da quel coacervo di elementi su cui si basa la gestione dell’ordine pubblico e che si intrecciano tra loro durante attimi dove concitazione, tensione e rabbia si alternano a velocità incredibile, con le conseguenze che si possono facilmente immaginare e che saranno, posteriormente, sotto gli occhi di tutti”.

A maggior ragione in presenza di fatti come quelli accaduti in concomitanza con l’inaugurazione dell’Esposizione universale, è più che mai sentita in casa Silp l’esigenza di porre al centro dell’attenzione generale il tema del nuovo modello di ordine pubblico: “Il prossimo passo da fare – commenta ancora Tissone – è quello di capire quale idea ha in testa la politica in merito a questo delicatissimo terreno, tanto più oggi che la violenza nelle piazze è in aumento attraverso modalità nuove, tendenti a elevarne purtroppo il livello. In questo senso, preoccupa in particolare la crescita dei feriti tra le forze dell’ordine”.

La politica, a giudizio del numero uno del Silp, non può più limitarsi a fare da spettatrice, ma – al contrario – deve indicare una chiara linea di comportamento a beneficio di chi è responsabile dell’ordine nelle piazze del paese. “Non sono d’accordo con chi afferma che la certezza della sanzione a Milano abbia vacillato – afferma Tissone –, a Milano si è semmai optato per il male minore, il problema è stabilire piuttosto se la politica abbia subito una simile scelta, oppure se l’abbia in qualche maniera determinata”.

Non solo. L’altro aspetto su cui si sofferma il sindacato dei lavoratori della polizia Cgil è quello relativo al mutato ruolo delle forze dell’ordine sul versante della sicurezza al tempo della gravissima crisi sociale. “La piazza è oggi anche un luogo di gestione sociale dei problemi che esplodono, perché non vengono risolti altrove. Si pensi ai temi della casa e degli sfratti, ma anche ai risvolti inerenti all’emergenza immigrazione, quando le persone si trovano in migliaia all’interno di centri dove se ne possono ospitare poche centinaia e scoppiano di conseguenza tumulti e rivolte”.

A livello normativo, conclude Tissone, “si può fare di più, ma occorre, anche qui, una precisa volontà politica per farlo, deve decidere il Parlamento se le leggi vanno cambiate o meno. Intanto, migliaia di operatori presidiano senza sosta centri espositivi, luoghi sacri o sportivi. Ciononostante, insieme agli altri lavoratori del pubblico impiego, sono 5 anni che non vedono aumenti concreti in busta paga, con un peggioramento generalizzato delle condizioni di vita e di lavoro”.