“Se ci avessero dato ascolto oggi il paese non sarebbe in queste condizioni.” Così ha esordito Walter Schiavella, segretario generale della Fillea Cgil, concludendo la manifestazione del 12 dicembre Cgil e Uil di Venezia. “Dare impulso alla crescita, far ripartire settori anticiclici come le costruzioni, innovare per attrarre investimenti, rendere il welfare più efficiente per includere gli esclusi, intervenire per ridurre le diseguaglianze, dare un futuro ai giovani, dare sicurezza alle nostre case ed efficienza ai nostri sistemi urbani, aggredire i mali del paese, cioè
irregolarità, evasione fiscale, corruzion e mafie: queste erano le nostre richieste, queste sono state le promesse del premier, promesse scritte sulla sabbia, spot ripetuti a telecamere accese.” Il governo, per Schiavella, ha fatto altro: "Le ricette contenute nel primo decreto Poletti, nello sblocca Italia, nella delega lavoro e nella legge di stabilità seguono lo stesso filo conduttore dei governi precedenti e le filosofie finora prevalenti in Europa, che
chiedono rigore, pochi soldi per investimenti e politiche industriali e spesso non disponibili in tempi rapidi, che parlano di una semplificazione che di fatto è deregolazione e via libera a deroghe emergenziali, che parlano di costante riduzione di diritti e di tagli ai sistemi pubblici di protezione sociale.”

Al governo, ha continuato il numero uno della Fillea, “chiediamo di colmare la distanza tra promesse e realtà. A
partire dal lavoro, il cuore di ogni politica di crescita. E il lavoro non si crea se non riparte una vera, organica e strutturale politica di investimenti e una adeguata politica industriale. Basta con gli effetti speciali dei grandi numeri sparati a vanvera, come quelli dello sblocca Italia, 3,9 miliardi annunciati per le gradi opere, ma in realtà appena 500 milioni spendibili nel 2015”, o come le promesse di “mettere nella legge di stabilità risorse aggiuntive e il piano di intervento sul dissesto idrogeologico, ben lontano dall'avere realmente a disposizione le risorse necessarie.”

Lo sciopero di oggi, ha detto Schiavella, vuole mandare al premier un solo messaggio “basta favole, come quella che l’articolo 18 sarebbe un ostacolo per gli investimenti stranieri, salvo poi leggere da Unimpresa che gli
investimenti stranieri si sono ridotti del 16% e i costi complessivi dei contratti di appalti pubblici sono cresciuti del 20% non per il costo del lavoro, non per lo Statuto dei lavoratori e l’articolo 18 ma per la corruzione. O come quella degli 80 euro, utili solo se poi non vengono ripresi, con gli interessi, così come di fatto accadrà, visto il taglio alle risorse per i servizi locali.”