Quello che fa il governo tedesco, cioè dire alla Grecia che bisogna fare contemporaneamente le riforme e la politica di austerità, non ha alcun senso né politico, né economico. È chiaro che hanno bisogno di più tempo. Non posso sottoscrivere in toto la poesia di Günter Grass sulla Grecia, ma ha un argomento forte: non abbiamo dato ad Atene molte chance”. In una lunga intervista a Il Corriere della Sera, l’ex cancelliere Gerhard Schröder, affronta il tema del destino europeo a partire proprio dal caso-Atene.

Secondo Schröder l’elezione di Hollande porterà a “un completamento, non formale ma di sostanza, in direzione di un patto per la crescita senza bisogno di rimettere in discussione il patto fiscale. Con il che potrà dire che la sua rivendicazione è stata recepita Di questo faranno parte tre elementi: una concentrazione dei fondi strutturali e di coesione verso i paesi che ne hanno più bisogno: ci sono ancora risorse significative disponibili per infrastrutture, ricerca, sviluppo. L'aumento della dotazione della Bei, attraverso i cosiddetti project bond, oppure l'aumento del suo capitale. Poi verranno gli eurobond, cioè il primo passo verso l'europeizzazione del debito”.

E all’obiezione che la Germania è contraria, l’ex cancelliere risponde: “È vero la Germania in questo momento non lo vuole. Ma la questione è che contemporaneamente bisogna fare passi concreti verso il coordinamento delle politiche economiche e finanziarie. Non si possono fare gli eurobond, senza portare a termine le riforme strutturali di cui ogni paese ha bisogno e senza muoversi allo stesso tempo verso l'unione politica. Queste cose devono marciare insieme. E a queste condizioni, la Germania non avrebbe più argomenti per dire di no”. Ancora più esplicitamente: “Per i mercati è essenziale che i Paesi dell' eurozona indichino con chiarezza la linea e dicano: andiamo verso l'unione politica, con tutto ciò che comporta, indicando i passi concreti a breve, medio e lungo termine. Un commissario deve diventare una sorta di ministro delle Finanze dell' eurozona. O si fa questa riforma istituzionale o la moneta unica è a rischio”.