Rispetto a tragedie che si ripetono a intervalli regolari nessuno può tirarsi indietro: tutti hanno la propria parte di responsabilità e dunque debbono darsi da fare. Così Michele Pagliaro, segretario generale della Cgil siciliana intervenuto questa mattina su Radioarticolo1 per commentare l’ultima tragedia avvenuta al largo delle coste dell’isola e il cui bollettino di morte si aggiorna di ora in ora (qui il podcast). Proprio questa mattina l'Ue ha reso noto che per il 2014 le previsioni parlano di un aumento degli sbarchi dell'800 per cento. Anche la Sicilia, per Pagliaro, ha un ruolo importante da svolgere: “In virtù della sua autonomia la Regione può attivarsi. Potrebbe varare una legge sull'immigrazione che dia risposte in termini di accoglienza e sostegno ai migranti; questa norma potrebbe essere finanziata attraverso una rimodulazione dei fondi europei”.

Naturalmente tutto questo non basta. “In Italia scontiamo ritardi figli delle scelte politiche compiute negli ultimi 20 anni e che hanno trattato il fenomeno della migrazione come un problema, costruendo paure infondate”. Quanto all’Europa, per Pagliaro “Renzi dovrebbe riuscire a costruire su questo tema alleanze nel sud del continente”, mentre l’Unione “ha sicuramente delle responsabilità per ciò che sta accadendo. Di fronte ai 366 morti di Lampedusa Barroso si era assunto degli impegni precisi che ancora attendiamo vengano mantenuti. Ad esempio, all’Europa, chiediamo di rendere operativa la direttiva sulla protezione immediata e temporanea dei rifugiati, e la modifica del regolamento Dublino 2. Bisogna far sì che le richieste d’asilo siano valide per tutto il territorio dell'Unione europea, abolendo così l'odiosa pratica del riconoscimento coatto e della limitazione del diritto agli spostamenti. Dobbiamo ricordare, infatti, che molti di questi migranti a volte vogliono solo attraversare il nostro paese per andare poi in Germania, Inghilterra e Francia”.

In una situazione di emergenza, come quella che presumibilmente continuerà con l’arrivo del bel tempo, periodo in cui tradizionalmente gli sbarchi si moltiplicano, non si può non affrontare il tema dei Cie. Per il sindacalista, essi sono “una delle conseguenze nefaste della legge Bossi-Fini. Luoghi in cui le condizioni di vita sono disumane e che rimangono comunque inadeguati da tutti i punti di vista ad accogliere la grande quantità di migranti che continueranno nei prossimi mesi a sbarcare in Europa”.

Il punto di partenza comunque è culturale: “Mettere da parte tutte le paure che sono state fomentate in questi anni. Compresi i timori che queste persone verrebbero qui per rubarci il lavoro. Non è così. In Sicilia i migranti svolgono mestieri che ‘noi’ non vogliamo più fare: penso ai lavori agricoli nelle campagne di Ragusa, alla pesca di Mazara del Vallo, o alle collaborazioni familiari grazie alle quali si sopperisce alle gravi carenze del nostro Stato sociale”.

In Sicilia, dove pure le difficoltà di trovare lavoro sono assai grandi, conclude il segretario della Cgil regionale, “questa coscienza c'è. I siciliani sono un popolo accogliente e sono tanti gli esempi di solidarietà nei confronti di queste persone sventurate a cui assistiamo ogni giorno. Il Mediterraneo è un mare di pace. I giovani che vi si affacciano con un'età compresa tra 15 e 25 anni sono 80 milioni. Molti vivono nei loro paesi in condizioni disperate: ecco perché guardano all'Europa con gli occhi della speranza e noi, questa speranza, non la possiamo tradire”.