Sviluppo Italia Sicilia è a un passo dal fallimento. A lanciare l’allarme sono i sindacati di settore (Fisac Cgil, Fiba Cisl, Uilca Uil e Ugl), che proprio hanno chiesto al ministro dello Sviluppo economico Federica Guidi, con una lettera, l’apertura urgente di un tavolo di confronto sulla società della Regione siciliana. Le perdite, scrivono i sindacati, sono di 487.120 euro per il 2011, 2.603.816 euro nel 2012, 1.868.482 euro nel 2013, mentre una perdita ancora superiore è già stimata per il 2014. Una situazione che mette a serio rischio il futuro di Sviluppo Italia Sicilia e quello dei suoi lavoratori, in assenza di un piano industriale credibile e con l’esigenza di un’immediata estinzione della situazione debitoria.

La società Sviluppo Italia Sicilia è stata acquistata dalla Regione Sicilia attraverso il trasferimento del cento per cento delle azioni, in virtù del protocollo d’intesa siglata il 29 novembre 2007 tra ministero dello Sviluppo economico, Regione e Agenzia nazionale per l’attrazione degli investimenti (oggi Invitalia). “Il protocollo – si spiega nella missiva – prevedeva l’impegno a definire le procedure atte a trasferire dallo Stato alla Regione le risorse gestite oggi dall’Agenzia nazionale attraverso la società regionale, per garantire l’equilibrio economico e finanziario attraverso la progressiva regionalizzazione delle misure. Il trasferimento delle risorse è rimasto lettera morta, configurando un inadempimento da parte dell’Agenzia. Tale trasferimento avrebbe consentito il raggiungimento dell’equilibrio economico finanziario della società”. La specializzazione della società avviata in questi ultimi anni sull’assistenza tecnica, affidata con il regime dell’in-house providing, risulta “tecnicamente impraticabile ed è la causa principale dello scostamento tra bilanci previsionali e consuntivi”.

Ieri le organizzazioni sindacali, nella terza giornata di sciopero, hanno partecipato all’audizione in Commissione Bilancio. “Il governo regionale era assente” rimarcano il segretario della Fisac Cgil di Palermo Gino Ridulfo e Gian Luca Mazzarese, Rsu di Fisac Cgil. “abbiamo evidenziato che la società, senza immissione di liquidità immediata, chiuderà i battenti. C’è la necessità del pagamento del Durc, di pagare le bollette della luce della sede di Catania, altrimenti le 20 imprese dell’incubatore e i loro 160 addetti resteranno al buio e saranno costretti a interrompere la produzione”. Secondo il sindacato, occorrono nel’immediato almeno 800 mila euro ma per il funzionamento a pieno regime della società si calcolano almeno un milione e mezzo di euro l’anno. “Le forze politiche all’unanimità hanno riconosciuto il ruolo di Sviluppo Italia Sicilia per l’economia siciliana e hanno chiesto al governo di mettere mano alla società e definire un piano industriale che stabilisca la mission da svolgere” aggiunge Mazzarese: “bisogna scegliere tra assistenza tecnica e creazione d’impresa. Finora siamo stati un ibrido, e questo ha nociuto”.

I sindacati, infine, chiedono alla Regione di rivedere il rapporto con Invitalia. E rimarcano il fatto che a tutt’oggi la commessa principale, quella per l’assistenza tecnica al Dipartimento Agricoltura, che impiegava 42 dipendenti, è stata bloccata da un rilievo della Corte dei conti europea, tenendo bloccati un milione di euro. “Ieri era invitata anche la dirigente generale dell’Agricolura, che non è venuta” conclude la Fisac: “nell’assessorato è fermo un milione, nessuno si adopera per risolvere il problema. Inoltre, la convenzione tra la Regione e la società è scaduta da tempo e l’atto non è mai andato in giunta”.