La crisi, i diktat della Germania, il rischio “Grexit” e il ritorno della Troika. La calda estate europea rischia di peggiorare la già modesta fiducia che le istituzioni Ue ispirano ai cittadini italiani. Eppure l'“Italexit” non è una soluzione praticabile. È quanto emerge dalla ricerca “Gli Italiani e l'Europa”, commissionata dalla Cgil all'Istituto Tecnè.

Secondo il rapporto, svolto attraverso oltre mille interviste dal 16 al 20 luglio, e presentato oggi (24 luglio) a Ventotene, però, l'Europa nel basso gradimento degli italiani è in buona compagnia. Rispetto al dicembre 2013, infatti, anche le istituzioni locali, regionali e nazionali soffrono di un'emorragia di fiducia da parte dei cittadini. Gli italiani che hanno “molta o abbastanza fiducia” in comuni e province passano dal 36,6% al 32%, quelli che ne hanno nelle istituzioni nazionali scivolano dal 13,8 a l 13%, mentre le istituzioni europee passano dal 29,4 al 27,9%.

“E’ un’Europa che non ha saputo nutrire il grande sogno sul quale è stata edificata, inaridita e soffocata dai tecnicismi, dai parametri, dalle direttive. Divisa tra essere un'opportunità oppure rappresentare una minaccia”, afferma il presidente di Tecné Carlo Buttaroni presentando l'indagine. “Emergono dati molto preoccupanti, ma allo stesso tempo un patrimonio di attese sorprendenti. Tra i primi troviamo la fiducia nelle istituzioni, sia se ci si riferisce a quelle territoriali, sia a quelle europee”.

Per quanto riguarda gli organi della Ue, poi, si scopre che a godere di maggior credito (tra l'altro in aumento) è la Banca Centrale Europea, che passa dal 31,3% del dicembre 2013 al 35% di oggi. A perdere terreno, invece, è sopratutto la Commissione Europea (dal 31,3% al 25,9%), mentre Consiglio e Parlamento mantengono più o meno lo stesso (basso) gradimento tra i cittadini italiani.

“Nel complesso - aggiunge lo studioso - quella dell’Europa è un’immagine sfocata, dove predominano i toni di grigio. Soltanto tra i giovani l’immagine del Vecchio Continente continua a evocare sentimenti largamente positivi, mentre tra gli anziani si registra la “grande delusione” (-9% rispetto a dicembre 2014), anche se sono le fasce d’età centrali quelle più scettiche. Prevale un’immagine negativa, dunque, e il campione si divide a metà quando si tratta di valutare se stare nell’Unione rappresenti, per l’Italia, un vantaggio o uno svantaggio”. In ogni caso, per oltre un italiano su due (55%), l'Europa evoca un'immagine negativa, anche perché per l'82% pensa che il nostro paese non abbia una grande influenza nell'ambito comunitario e il 66,5% crede che l'appartenenza all'Europa non lo renda economicamente più stabile.

La crisi greca poi, secondo il rapporto Tecné, non ha certo migliorato la quotazioni dell'Europa tra i nostri connazionali. Se nel dicembre 2013 già oltre il 72% pensava che le istituzioni continentali non difendessero adeguatamente gli interessi di tutti i cittadini, oggi a pensarlo sono il 74,7% degli italiani. Anche perché per il 49,6% degli intervistati è convinto che le istituzioni europee abbiano troppo potere (erano il 47,4% nel 2013) e oltre l'82% pensa che questa ingombrante presenza non abbia migliorato in alcun modo il nostro standard di vita.

Troppo potere, insomma, e pochi benefici. Eppure per gli italiani oggi all'Europa non c'è alternativa. Alla domanda su cosa debba fare l'Italia, infatti, i cittadini oggi hanno risposto che bisogna restare nell'Unione nel 69,5% dei casi. Nel dicembre 2013 erano soltanto il 67,3%. E lo stesso vale per l'area Euro: oltre il 67% degli intervistati pensa che sia il caso di continuare con la moneta unica, un anno e mezzo fa erano il 62,5%. Insomma, secondo gli italiani, l'Europa così com'è non funziona e va cambiata. Eppure il solco europeo resta ben visibile e va seguito con determinazione.