Oltre 900 mila bambini in Italia, quelli compresi nella fascia tra sei mesi e due anni, sono esclusi dagli asili nido. Per motivi diversi: in parte per scelta delle famiglie ma, per la gran parte, per l'impossibilità di potervi accedere, tra una scarsa offerta pubblica e l'esosa richiesta privata. È quanto risulta da una elaborazione della Fp Cgil nazionale condotta sui dati Istat relativi all’offerta comunale di asili nido e altri servizi socio-educativi per la prima infanzia in parallelo con le rilevazioni su natalità e fecondità della popolazione residente.

L'elaborazione è stata prodotta in vista della 'Giornata mondiale dei diritti dell'infanzia' (20 novembre) e per promuovere e accompagnare una campagna della categoria dei servizi pubblici della Cgil sugli asili nido, dietro le parole: #ChiedoAsilo. Dalle elaborazioni della Fp Cgil, infatti, emerge un bacino enorme di bambini esclusi dal 'diritto d'asilo' e “condannati, allo stato dei fatti, ad esserlo ancora a lungo”. La legge di stabilità, infatti, non prevede alcuna risorsa per finanziare il progetto, previsto dalla legge cosiddetta 'buona scuola', di fare dello 0-3 non più un servizio a domanda individuale ma un diritto universale, equiparandolo alla scuola d'infanzia.

Entrando nel dettaglio della elaborazione, la Fp Cgil rileva come nel report dell'istituto statistico (relativo al 2012), l'offerta complessiva di asilo nido e di micro nidi per la prima infanzia - pubblici e privati - copra una fascia di bambini da zero a due anni pari al 17,9% (ovvero 17,9 posti ogni 100 bambini) pari a 289.851 bambine e bambini. Una percentuale lontana non solo dalla media dei paesi scandinavi, che si aggira intorno al 50%, ma anche dalla (passata) strategia di Lisbona che prevedeva entro il 2010 una copertura pari al 33%.

Per converso, quindi, questi 290 mila 'fortunati' bambini rappresentano una piccola quota parte: sono, infatti, oltre 908 mila, stima la Fp Cgil, quelli esclusi, ovviamente per ragioni diverse ma che per la gran parte hanno a che fare con il binomio scarsa offerta ed esose rette nel privato. “Una mole enorme di bambine e bambini ai quali non viene garantito loro un diritto che gli spetta e che, al momento, non possono usufruire del servizio, per la carenza di strutture pubbliche o per i costi enormi delle private”, afferma il segretario nazionale della Fp Cgil, Federico Bozzanca, aggiungendo che “questo dato rimarrà tale senza che ci siano fatti concreti, oltre la retorica dei mille asili in mille giorni.”

Totale posti disponibili
Il dato di circa 290 mila bambini, compresi tra sei mesi e due anni, è il frutto dei 146.647 iscritti agli asili comunali, di 45.058 ad asili nido comunali con gestione affidata a terzi, di 29.932 in asili nido privati con riserva di posti, di 13.581 bambine e bambini che usufruiscono di contributi alle famiglie per la frequenza ad asili nido pubblici o privati, compresi i voucher. Il totale in questo caso è pari a 193.160 coperti dall'offerta finanziata complessivamente dal publico. A questo numero vanno aggiunti i 96.691 che si ritrovano in strutture totalmente private, senza alcun contributo quindi pubblico ma a carico totale delle famiglie, che porta il numero complessivo a 289.851. Una mole di bambine e bambini divisi tra le 3.656 strutture a titolarità pubblica e le 5.214 a titolarità privata, per un totale di asili nido e micro nidi pari a 8.870. 


Totale esclusi dal 'diritto d'asilo'
La stima di oltre 900 mila bambini senza 'diritto d'asilo', fatta sugli ultimi dati Istat disponibili, si rileva dal totale delle nascita dal 2010 ai primi due mesi del 2012, in modo tale da avere il numero complessivo di bambini (dai sei mesi ai due anni) potenzialmente disponibili all'asilo a partire dall'anno 2012/2013. Si sommano quindi i 561.944 nati nel 2010, i 546.585 nati nel 2011 e la stima dei nati nei primi due mesi del 2012, pari a 89.587. Per un totale pari a 1.198.116 ai quali vanno sottratti i 289.851 che, tra pubblico e privato, 'godono' di un posto al nido. Si arriva così a 908.535 bambine e bambini fuori dal circuito, senza quindi asilo. 


La buona scuola e la legge di Stabilità
Oltre 900 mila bambini depredati da un vero e proprio diritto. La buona scuola, infatti, afferma la Funzione Pubblica Cgil, “ha inglobato il disegno di legge Puglisi, finalizzato ad inserire in un sistema integrato di educazione e istruzione nidi e scuole dell’infanzia per fare dei primi, come lo sono i secondi, un diritto universale e non più un servizio (non obbligatorio né gratuito) a domanda individuale”. Ma, aggiunge Bozzanca, “questo progetto ha bisogno, oltre ad uno specifico decreto attuativo, di risorse, di ingenti risorse, che la legge di Stabilità però non prevede”.

Obiettivi, tra nodo risorse e personale
La spesa pubblica per le strutture attualmente esistenti, quella cioè in carico ai comuni, si aggira intorno a 1,3 miliardi di euro, che sale a 1,6 contemplando anche la quota degli utenti per le strutture private. Il tutto per un servizio che va da una copertura del 24,8% dell'Emilia Romagna al 2% della Campania, per una media (solo per quanto riguarda il ruolo pubblico) dell'11,9%. L'offerta al momento, da quella a vario titolo pubblica a quella totalmente privata, conta (come visto) 8.870 strutture. Per raggiungere il livello previsto dalla strategia di Lisbona dovremmo incrementare le strutture di 1.700 unità, per poter garantire il diritto all'asilo a circa 100 mila bambini e raggiungere quindi il livello di 33 posti disponibili ogni 100 bambini. Per questo, fa sapere la Fp Cgil, servirebbe assumere almeno 20 mila lavoratori.

I dati di questo report, osserva ancora il segretario nazionale della Fp, “non solo dimostrano come sia lontanissimo l'obiettivo di mille asili in mille giorni ma sono soprattutto il risultato di una 'collisione' tra il blocco del turn over e i tagli agli enti locali. Un binomio che ha generato un arretramento dell'offerta che rischia di mettere in crisi un servizio, anche laddove è sempre stato un fiore all'occhiello in ambio internazionale”. In attesa quindi che vengano erogate risorse, per rendere esigibile il diritto all'asilo per i bambini, secondo Bozzanca, “serve dare una risposta al profondo disagio delle lavoratrici e dei lavoratori che in questi anni hanno sofferto di bassi salari, di scarsa attenzione alla tutela della salute e di nessuna formazione. Senza contare la stretta prodotta dall'allungamento dell'età pensionabile e il blocco del turn over, che per un verso tiene fuori nuovi lavoratori e per l'altro ha fatto crescere il precariato. Oltre le promesse che possono funzionare per fare un bel titolo, quindi, come era il mille asili in mille giorni, servono fatti concreti, a partire da un finanziamento in legge di Stabilità che possa dare una prima risposta a tutti i soggetti, ai bambini, ai lavoratori e alle intere comunità”, conclude.