"L'intervento sulle province presente nel Dl 'Enti Locali', pubblicato lo scorso 24 giugno, non basta: serve ridurre il prelievo delle risorse economiche da parte dello Stato nei confronti di province e città metropolitane, previsto nella Legge di Stabilità del 2015. Allo stesso tempo, è necessario evitare il taglio del salario accessorio delle lavoratrici e dei lavoratori degli enti locali", così la Fp Cgil Nazionale commenta le norme del decreto dedicate agli enti di area vasta. 

"Ancora una volta il Dl 'Enti Locali' non corregge uno degli effetti più negativi del processo di riforma delle province, partito con la legge Delrio: ossia, il prelievo automatico di risorse economiche da parte dello Stato. Un meccanismo che ha già spinto ben 47 province su un totale di 76 delle regioni a statuto ordinario, insieme a ben 8 città metropolitane su 10, a non rispettare il patto che vincola le casse di questi di enti", continua la categoria dei servizi pubblici Cgil. 

"I dipendenti delle province e delle città metropolitane stanno già subendo le conseguenze dell'applicazione del riordino e dello sforamento del Patto di Stabilità. Nel corso dell'anno potranno, quindi, ritrovarsi a pagare sulla loro pelle un ulteriore effetto di norme sbagliate, con un danno economico sostanzioso che ammonterebbe a circa 1.350 euro (-4,6%) all'anno, direttamente sul loro salario medio," - come già precedentemente denunciato dalla Fp Cgil Nazionale. 

Per questo, la Fp Cgil rivendica che nel corso della discussione del decreto in Parlamento "si intervenga immediatamente a rimuovere le sanzioni che ricadono in capo ai dipendenti degli enti di area vasta per una situazione economico-finanziaria che non hanno in alcun modo contribuito a creare, configurandosi nel caso oltre il danno anche la beffa". 

La categoria Cgil dei servizi pubblici "è pronta a mettere in campo tutte le iniziative necessarie e a continuare ancora più forte la mobilitazione se le Camere non dovessero dare ascolto alle richieste delle tante lavoratrici e dei tanti lavoratori delle province e delle città metropolitane", conclude.