In piazza a Roma c'erano proprio loro, i profughi dell'emergenza Nord Africa, sul cui futuro, a due mesi dalla scadenza del progetto gestito dalla Protezione Civile, che ne ha finora garantito l'accoglienza in Italia, è ancora buio pesto. Parliamo di 20mila persone arrivate dalla Libia nel 2011, durante l'emergenza umanitaria, di molteplici etnie (pochissimi i libici), che il 31 dicembre 2012 rischiano di ritrovarsi in una condizione di clandestinità e di totale incertezza.

Migliaia di persone che si trovano ancora, e molti da 18 mesi, in centri di accoglienza sparsi su tutto il territorio nazionale, senza avere alcuna certezza riguardo al proprio futuro. Secondo i dati forniti dal Cir (Consiglio italiano rifugiati), nei due anni 2011/12 sono stati spesi 1,3 miliardi di euro, principalmente per fornire vitto e alloggio. “Dal dicembre scorso abbiamo presentato al Governo delle proposte per avviare programmi per favorire l’integrazione dei profughi, o, qualora volontariamente voluto, il sostegno al rimpatrio e alla reintegrazione nei Paesi di origine, con una spesa molto inferiore a quella sinora sostenuta”, afferma Savino Pezzotta, Presidente del Cir.

Nel corso dei mesi, afferma ancora il Consiglio italiano rifugiati, si sono avuti riscontri delle "pessime condizioni di accoglienza garantite: molti centri sono fatiscenti, la dignità delle persone non viene rispettata e i servizi alla persona non sono erogati”. Per questo il Cir, che chiede “una indagine scrupolosa da parte della Magistratura su eventuali malversazioni dei fondi destinati all’accoglienza, nonché un monitoraggio delle autorità sulla gestione di questi centri e la conseguente chiusura di quelli che non rispecchiano gli standard stabiliti dalla Protezione Civile”.

E' a fronte di questa situazione gravissima che una rete di associazioni e organizzazioni (Arci, Asgi, Centro Astalli, Comunità di S.Egidio, Senza Confine, Cir, Cgil, Uil, Sei Ugl, Focus-Casa dei Dei Diritti sociali) ha organizzato ieri, 30 ottobre, un presidio in piazza del Pantheon a Roma, per chiedere di fare una volta per tutte chiarezza sul destino di queste persone, spesso in fuga da guerre e miseria, che chiedono soltanto la possibilità di vivere e lavorare in Europa.

“La soluzione per noi – spiega Barbara Pilati, dell'Arci di Perugia, che ieri ha partecipato alla manifestazione insieme a circa 50 profughi attualmente ospitati in Umbria – può essere soltanto una, procedere alla concessione del permesso per motivi umanitari a queste persone, dando fine a questo periodo di incertezza che è devastante, soprattutto per loro”.

Insomma, la domanda centrale è sempre la stessa: che fine fanno i profughi dell'emergenza Nord Africa? Abbiamo provato a chiederlo a Franco Calzini, presidente dell'Arci di Perugia, che ha accolto dall'inizio dell'emergenza circa 140 profughi, di 22 etnie, per lo più nord africani e nigeriani. “La premessa è che non c'è niente di ufficiale – dice Calzini – anche se informalmente sembra che la Protezione Civile sia intenzionata a restituire la gestione di quella che dopo quasi due anni non può più essere chiamata emergenza, nelle mani del ministero dell'Interno. A quel punto – prosegue Calzini – nelle regioni ci sarà un maggiore protagonismo delle prefetture, ma ripeto è tutto ancora ufficioso e proprio per questo ieri abbiamo manifestato a Roma, per chiedere chiarezza una volta per tutte e una soluzione di dignità per queste persone”.