È stato proclamato per giovedì 27 gennaio lo sciopero nazionale di tutti i lavoratori in somministrazione presso l’Inps. Questa la decisione dei sindacati (Nidil Cgil, Felsa Cisl e Uil Temp) che hanno anche indetto anche un presidio con manifestazione nazionale a Roma, in piazza Navona davanti al Senato, a partire dalle ore 10.30. Proprio a Palazzo Madama inizierà infatti nei prossimi giorni la discussione del decreto milleproroghe che prevede, tra l'altro, il taglio del 50% della spesa 2009 per il personale precario nella pubblica amministrazione. 

"La manifestazione - affermano i sindacati - ha l’obiettivo di rimarcare le conseguenze negative in termini di lavoro e di servizio della riduzione drastica del lavoro in somministrazione presso l’Inps, come peraltro in tutta la pubblica amministrazione". Un primo sciopero dei lavoratori somministrati presso l’Inps si era tenuto lo scorso 29 dicembre, dopo la conferma da parte dell’Istituto che non sarebbero stati prorogati i contratti di tutti i 1.800 lavoratori somministrati presenti sul territorio nazionale. Si tratta di lavoratori che vengono spesso adibiti a funzioni ordinarie e strutturali negli uffici dell'Inps, tanto che la loro mancata presenza non potrà far altro che rallentare l'iter di pratiche pensionistiche e sociali di competenza dell'Istituto.

"Lo scorso 31 dicembre - prosegue la nota - già 550 lavoratori sono rimasti a casa; stesso destino che attende altre 1.240 persone il cui contratto scadrà il prossimo 31 marzo". Nelle scorse settimane i segretari generali delle tre sigle di categoria hanno inviato una lettera ai rappresentanti delle istituzioni e ai capigruppo di Senato e Camera chiedendo di cambiare la norma, contenuta nella Finanziaria approvata lo scorso luglio, che taglia del 50% la spesa per il personale temporaneo sostenuta dalla p.a per il 2009. "La modifica - conclude il comunicato - è peraltro in linea con quanto lo stesso governo ha dichiarato il 19 novembre 2010 in sede di discussione della legge di stabilità alla Camera dei Deputati, accettando un ordine del giorno".