Sabato 2 aprile, in tutta Italia si sono svolte manifestazioni promosse da Cgil, Cisl e Uil, per chiedere di “cambiare le pensioni e dare lavoro ai giovani”. In Umbria, la manifestazione regionale si è svolta a Terni, sotto la prefettura.

In piazza con i sindacati c'erano lavoratrici e lavoratori che hanno subito negli ultimi anni le scelte dei governi in materia di previdenza. Da qualche mese la Cgil Umbria ha cominciato a raccogliere alcune di queste storie, testimonianze dirette dell’“Effetto Fornero” nella nostra regione.

Storie come quella di Maurizio, operaio metalmeccanico, per il quale 40 anni di lavoro alla pressa non sono sufficienti. “Ho visto nel tempo andare in pensione i miei colleghi con 35 anni di contributi, poi con 40 – confida l’operaio - ma a me, dopo la riforma Fornero, toccherà lavorarne 43 (42 e 10 mesi per l’esattezza, ndr)”. Si potrebbe dire pochi di più, ma per Maurizio alzarsi la mattina alle 4.30, con il passare degli anni pesa sempre di più. “Qualche volta mi capita di andare al lavoro che ancora ci sono in giro ragazzi che devono andare al letto – racconta – e vogliamo poi parlare della fatica alla pressa? Posizione fissa per tutto il turno, movimenti ripetitivi, caldo e tanto rumore”.

Condizioni diverse da quelle di Silvia, che di mestiere fa la parrucchiera, ma che allo stesso modo vede allontanarsi sempre più il traguardo della pensione. “Qualche giorno fa – racconta - mi sono divertita a vedere sul sito dell’Inps quando ci sarei potuta andare. Sapevo che mancava ancora molto, ma, udite udite, risulta che potrò andare in pensione a 68 anni. Ho fatto due conti, così ho realizzato che a quell’età avrò 54 anni di contributi”. Silvia, infatti, ha iniziato a lavorare che aveva solo 14 anni. “Sono stata messa in regola subito – spiega - sia per l’assistenza sanitaria che per la pensione, i miei dicevano che era una garanzia per il futuro, solo che quel futuro adesso è scappato via”.

Di storie così ce ne sono un’infinità, ma quella di Marcello, ex operaio metalmeccanico, oggi venditore porta a porta, ha del clamoroso. “La mia azienda è fallita nel 2012 – racconta – ci lavoravo da 30 anni. Per un po' sono andato avanti con l’Aspi e gli stipendi arretrati, ma ora, a 57 anni, l’unico impiego che ho trovato è quello di bussare casa per casa per vendere aspirapolvere, che però sono troppo care e nessuno vuole acquistare. Sarà anche che sono abituato al silenzio della catena – continua Marcello – e mi risulta difficile parlare alle persone per convincerle a spendere”. Secondo i conti fatti al patronato, la sua pensione arriverà a settembre 2027, quando lui avrà 67 anni e 11 mesi. "Se non ci fosse stata la Fornero - conclude amaramente Marcello - avrei avuto la pensione a 60 anni, otto anni prima. E non è una differenza da poco”.