La questione delle pensioni sul tavolo del governo. Dopo la sentenza della Corte costituzionale sul blocco delle indicizzazioni delle pensioni, infatti, l'esecutivo si prepara al varo di un provvedimento d’urgenza per applicare la sentenza. Secondo gli analisti, sarà con ogni probabilità un decreto legge da presentare entro la settimana. Martedì 12 maggio in commissione Bilancio al Senato ci saranno le comunicazioni del Governo in
relazione agli effetti dellasentenza.

Ma sulla vicenda pensioni ci sono anche gli occhi dell'Europa
. Dalla Commissione europea è infatti arrivato un primo via libera. Bruxelles ha annunciato però l’avvio di un nuovo controllo ancora più stretto sui conti pubblici italiani visto il rischio concreto dello sforamento del tetto del deficit proprio a causa della sentnza costituzionale che è piombata a sorpresa sul faticoso percorso di risanamento.

Il deficit 2015 dovrà restare quest'anno al 2,6%,
l'obiettivo programmatico indicato nel Def. La soluzione sulle pensioni non potrà infatti avere impatto sugli impegni presi poco meno di un mese fa in materia di conti pubblici. La garanzia assoluta del rispetto dei parametri è arrivata direttamente da fonti del ministero dell'Economia citate dall'Ansa, dopo che da Bruxelles è trapelata la notizia della possibile messa sotto "monitoraggio" dell'Italia.

Il segretario generale dello Spi Cgil, Carla Cantone, è intervenuta nei giorni scorsi ai microfoni di Radio Anch'io. "La sentenza deve essere applicata immediatamente - ha detto -. Siamo disponibili a ragionare con il governo sulle modalità e sulle tempistiche della restituzione degli arretrati”. “La sentenza si applica, poi si può discutere delle risorse”, ha detto invece il segretario generale della Cgil, Susanna Camusso, all'agenzia Dire.

Sulle  diverse ipotesi di soluzione ha anche parlato il ministro dell'economia Pier Carlo Padoan. Al massimo potrà essere sfruttato il tesoretto da 1,6 miliardi, già previsto proprio nel quadro programmatico. Ma per il resto si dovrà guardare ad altre forme di copertura. Come più volte ribadito dal ministro, il governo tenterà comunque di minimizzare al massimo l'impatto sui conti pubblici che dovrebbe essere di molto inferiore anche alle ipotesi finora circolate di 4-5 miliardi.

Per questo l'indicizzazione non sarà per tutti
e non sarà per tutti uguale. Il decreto per la rivalutazione delle pensioni, che arriverà probabilmente venerdì sul tavolo del consiglio dei ministri, conterrà gli adeguamenti per il passato, ma anche rimodulazioni per il futuro - a quanto pare al ribasso - delle soglie stabilite dal governo Letta nella legge di stabilità 2014. Basandosi sui criteri di progressività e temporaneità messi a fuoco dai giudici, il testo sarà ispirato alla gradualità sia negli arretrati che nei trattamenti a venire.

Gli assegni più bassi saranno tutelati, probabilmente con la fissazione per la rivalutazione al 100% di un'asticella più alta di quella pari a 3 volte il minimo. Gli assegni più alti rientreranno invece in un decalage progressivo, che arriverà - si ipotizza - all'esclusione totale delle pensioni più cospicue, sulle quali la Corte non avrebbe nulla da eccepire nel caso di eventuali ricorsi futuri. L'idea potrebbe quindi essere quella di rivedere al ribasso anche il meccanismo Letta che ad oggi assicura un adeguamento al 95% per i trattamenti tra 1.500 e 2.000 euro, al 75% tra i 2.000 e i 2.500, al 50% tra i 2.500 e i 3.000 euro e al 45% oltre i 3.000 euro (sei volte il minimo).