“Dimmi che lavoro fai e ti dirò chi sei". È on-line sul sito di Nidil Cgil, il sindacato degli atipici sindacato di corso d’Italia un questionario dedicato alle partite Iva. Si tratta di un’indagine rivolta a tutti i lavoratori inquadrati con questa tipologia contrattuale, e in particolar modo a quanti temono che la “partita Iva” nasconda in realtà un rapporto di lavoro dipendente. Rispondendo a quattro domande semplici e naturalmente anonime il lavoratore avrà così modo di sapere se a norma di legge la sua partita Iva è “genuina”, o se invece maschera un rapporto di lavoro subordinato. “Al lavoratore – si legge in una nota stampa – sarà poi indicata la più vicina sede di NidiL Cgil alla quale rivolgersi sia per far valere i propri diritti, sia per poter sfruttare i servizi che il sindacato mette in campo per le partite Iva.

 È particolarmente importante che i lavoratori con una ‘falsa’ partita Iva si rivolgano quanto prima al sindacato per capire se ci sono i margini di trasformazione del proprio rapporto di lavoro in un contratto a tempo indeterminato”.

Le nuove disposizioni approvate dal Consiglio dei ministri lo scorso 20 febbraio, continua Nidil, “abrogano infatti l’articolo legislativo che individua i requisiti per la presunzione di subordinazione: una volta entrate in vigore, dunque, sarà più difficile per i lavoratori rivendicare i propri diritti. 

Il questionario sulle partite Iva è la prima proposta di una piattaforma complessiva che NIdiL Cgil presenterà nei prossimi mesi volta a garantire – in una logica di inclusione – tutele e diritti universali agli stessi lavoratori a partita Iva e più in generale ai parasubordinati”. Il principio di presunzione finora in vigore prevede che il lavoro svolto è in realtà di tipo subordinato e non autonomo se sono presenti almeno due dei seguenti requisiti: durata complessiva del rapporto superiore a otto mesi, per due anni consecutivi con lo stesso committente; oltre l'80% del fatturato del collaboratore, da valutarsi nell'arco di due anni consecutivi, derivante da un'unica realtà imprenditoriale; presenza di una postazione fissa presso una delle sedi del committente. Un uso distorto della tipologia a seguito della legge Fornero (92/2012) può comportare la trasformazione del rapporto in collaborazione e dunque a tempo indeterminato.

Quante siano le vere e le false partite Iva è oggetto di discussione. In Italia ci sono in totale circa 3 milioni di lavoratori autonomi individuali a regime di partita Iva. Di questi, 291.000 sono lavoratori iscritti alla gestione separata Inps; gli altri sono lavoratori autonomi che fanno riferimento ad altri enti previdenziali (architetti, avvocati, giornalisti). In generale una stima molto conservativa parla di più di 400.000 false partite Iva in totale. Le partite Iva supportano e alimentano con versamenti alla gestione separata di circa 82,5 miliardi di euro le gestioni in perdita e le pensioniì di tutti gli altri: artigiani, commercianti, lavoratori dipendenti e statali. Senza avere, nonostante i contributi versati, le stesse prestazioni sociali e previdenziali. Peraltro, i lavoratori a partita Iva sono gli unici per i quali non è prevista compartecipazione del committente alla previdenza, ora possibile solo una rivalsa facoltativa del 4%.

Due sono quindi i fronti rivendicativi: da un lato distinguere quando dietro a una partita Iva si nasconde in realtà un rapporto subordinato; dall’altro portare a casa risultati in termini di uguali trattamenti e diritti rispetto agli altri lavoratori in una logica inclusiva, che prescinda cioè dal tipo di rapporto di lavoro in essere.