Al termine del tavolo al ministero dello Sviluppo Economico convocato oggi per discutere con l'azienda e le parti sociali, Parmalat ha confermato il suo piano operativo 2012 - 2014 per l'Italia che prevede, in particolare, la chiusura di tre stabilimenti: Genova, Villaguardia in provincia di Como e Cilavegna in provincia di Pavia.

Si tratta, secondo quanto scrive l'azienda in una nota, di “tre piccoli stabilimenti con problemi di saturazione”, per i quali Parmalat ha dichiarato “la disponibilità a mettere in atto, d'intesa con le Organizzazioni Sindacali dei Lavoratori, un Piano Sociale adeguato”.

Più in generale, nonostante le chiusure dei tre siti produttivi, l'obiettivo dichiarato dall'azienda controllata dalla francese Lactalis è quello di “accrescere il fatturato in Italia per il triennio in oggetto”, attraverso un “percorso di concentrazioni produttive e semplificazioni gestionali, sostenuto da adeguati investimenti, per riguadagnare la necessaria competitività”. Parmalat ha anche garantito che “proseguirà l'acquisto della materia prima latte di produzione locale, in quantità in linea con i conferimenti attuali, non essendo previsto un ridimensionamento produttivo ma solo un trasferimento delle produzioni”.

Il Piano Sociale, sottolinea, “contempla un insieme sinergico di iniziative, per offrire soluzioni volte a limitare le conseguenze occupazionali, attraverso politiche attive del lavoro, quali il ricorso alla mobilità interna infra gruppo e il trasferimento di personale presso operatori logistici terzi, supportati da idonei sostegni, anche formativi, il potenziamento del polo logistico di Villaguardia e, per la parte eventualmente residuale, il ricorso allo strumento del new placement a cura di una società specializzata nella ricollocazione del personale”.

Parmalat, inoltre, è disponibile a favorire forme di utilizzo del sito di Genova diverse dall'attuale, da parte di soggetti imprenditoriali in grado di svolgere attività che possano ricreare occupazione sul territorio. In proposito, l'azienda ha precisato di aver ricevuto un progetto per la cessione del terreno e dell'immobile, finalizzata alla realizzazione di attività di natura commerciale. Tale progetto, subordinato alle necessarie autorizzazioni amministrative da parte delle autorità locali competenti, può prevedere, nei tempi tecnici occorrenti, l'assorbimento dei lavoratori in esubero a seguito della dismissione del sito di Genova e la possibilità di creare, altresì, occupazione aggiuntiva sul territorio, per un totale complessivo, compresi gli esuberi, di circa cento unità lavorative, che vanno ben oltre l'entità degli esuberi stessi.

“Come Flai Cgil – dichiara Mauro Macchiesi, segretario nazionale della categoria - abbiamo preso atto positivamente dell’impegno dell’azienda per un investimento nei prossimi tre anni di 180 milioni di euro comprensivo degli investimenti di marketing e strutturali. Rimangono alcuni punti ancora da chiarire; si prevede nei prossimi tre anni un aumento del 4% di fatturato dovuto quasi esclusivamente alla produzione per conto terzi che non può essere sufficiente alla saturazione della capacità produttiva dei vari siti produttivi, occorre che l’azienda definisca nel più breve tempo possibile una strategia per la produzione di nuovi prodotti".

"Parmalat Italia - prosegue Macchiesi - non può essere un’azienda competitiva pensando di produrre solo latte in un mercato particolarmente complesso e destrutturato come quello del latte. Inoltre, non è stata ancora chiarita, come richiesto dal ministero dello Sviluppo Economico nell’incontro precedente del mese di giugno, quale sia la vera missione dell’azionista di riferimento (Lactalis), è per questo motivo che come Federazioni Sindacali Nazionali di settore abbiamo ottenuto dal ministero dello Sviluppo di mantenere aperto il tavolo per monitorare con continuità la realizzazione del piano industriale e sovraintendere ad alcune criticità come le chiusure degli impianti di Genova, Carnini e Civalegna”.

Nella giornata di lunedì 24 settembre proseguirà il confronto in sede sindacale
fra azienda e coordinamento nazionale delle Rsu per definire un piano sociale di sostegno economico ai lavoratori e un piano di ricollocazione per gli stessi lavoratori interessati alla cassa integrazione, martedì 25 settembre si terrà un incontro al ministero del Lavoro per verificare le condizioni di quali ammortizzatori sociali possono essere attivati.