Tre giorni di sciopero, ben 72 ore consecutive di stop, per i portuali della Sicilia. L’astensione dal lavoro inizia alla mezzanotte di oggi (giovedì 3 maggio), per concludersi sabato 5. Una protesta senza precedenti, quella indetta da Filt Cgil, Fit Cisl e Uiltrasporti per i 500 lavoratori che si occupano delle operazioni portuali. Manifestazioni e sit in sono previsti in tutti gli scali dell’isola. A Catania, ad esempio, si tiene oggi un presidio al porto, a partire dalle ore 10,30, presso la Nuova Dogana. A sostegno della vertenza regionale è stata lanciata dai sindacati una petizione sottoscrivibile on line.

A motivare la mobilitazione è la vertenza sulla cosiddetta “autoproduzione”: la scelta di alcuni armatori di gestire in proprio le attività portuali, ossia le operazioni di carico e scarico, che sono invece di competenza delle maestranze che operano all'interno degli scali. In pratica, si va verso la liberalizzazione delle autorizzazioni del lavoro nelle operazioni marittime e portuali, prevedendo dunque l'autoproduzione di tutti i servizi.

L’apertura della vertenza risale al 27 marzo scorso, con la proclamazione dello stato d’agitazione. A far precipitare la situazione è stata la decisione della “Caronte and Tourist”, comunicata all'Autorità portuale di Messina e all'impresa portuale di Milazzo, di operare sin da subito in regime di autoproduzione. La protesta siciliana anticipa lo sciopero nazionale del settore, proclamato dai sindacati di categoria per venerdì 11 maggio, le cui ragioni sono le stesse, ossia “i molti casi di autoproduzione nelle operazioni portuali, a dispetto di quanto previsto in merito dalla legge 84/94 sui porti, con conseguenti ricadute sul tema della sicurezza”.

“Da anni le compagnie armatoriali usano proprio l'autoproduzione come strumento di ricatto” spiegano i segretari regionali di Filt Cgil, Fit Cisl e Uiltrasporti Sicilia (Franco Spanò, Amedeo Benigno e Agostino Falanga): “L’obiettivo è ottenere ribassi sui servizi, un atteggiamento scorretto se si considerano i capitolati d'appalto milionari dove si prevedono anche i costi operativi di questi servizi. Non possiamo tollerare il comportamento provocatorio e disfattista delle compagnie che, in assenza di un controllo, ritengono di poter agire non rispettando le normative”.

L'utilizzo da parte degli armatori dell'autoproduzione, spiega il responsabile porti per la Filt Cgil Catania Edoardo Pagliaro, avrebbe “ricadute drastiche sia in termini di sicurezza sia in termini occupazionali”. Per Pagliaro “si tratta di un atteggiamento scorretto, nonché di un attacco illegittimo non solo al lavoro portuale, ma all'intero sistema economico regionale, che oggi si regge su sottili equilibri, garantiti in primis dall'efficienza dei suoi porti”.