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Si aggravano sempre più le previsioni sulle conseguenze del naufragio avvenuto ieri sera davanti alle coste di Lampedusa. Secondo le testimonianze raccolte dalla Guardia Costiera tra i 56 superstiti, sul barcone viaggiavano complessivamente 136 migranti. Lo riferisce il comando generale delle capitanerie di Porto.
All'appello mancherebbero ancora quindi ancora 79 persone che risultano ufficialmente "disperse", anche se con il passare delle ore si affievolisce la speranza di trovare sopravvissuti. Fino ad ora le unità impegnate nelle operazioni di ricerca hanno recuperato un solo cadavere. Attualmente sono impiegati nelle ricerche, oltre le tre unità Militari Nato, 2 Motovedette della Guardia costiera, 2 della Guardia di Finanza , una dei Carabinieri, un velivolo della Guardia Costiera, uno lussemburghese del Frontex (Agenzia Europea per la difesa delle Frontiere), 3 gruppi diving - ai quali si stanno per aggiungere gli operatori del III Nucleo Sub della Guardia Costiera provenienti da Messina - e numerose unita' di privati e pescatori
I naufraghi soccorsi dovrebbero essere di origine tunisina. Dal primo avvistamento ad ora sono state tratti in salvo 55 uomini, tra i quali 5 minori non accompagnati, e una donna in stato interessante. Provati fisicamente e fortemente scossi per il dramma vissuto dopo esser rimasti in acqua per ore cercando di raggiungere a nuoto l'isolotto di Lampione, i 5 minori sono curati dagli operatori di Save the Children, che forniscono supporto ai minori e ai bambini presso il Cpsadi Contrada Imbriacola dall'inizio della ripresa degli sbarchi.
"Le morti in mare di intere famiglie, bambini e giovani, in fuga dalla guerra e dalla povertà sono una delle peggiori tragedie dei nostri tempi che si preferisce non vedere", afferma la portavoce dell'Alto commissariato per i rifugiati dell'Onu(Unhcr), Laura Boldrini. "Quest'anno il numero degli arrivi in Italia è drasticamente diminuito rispetto allo scorso anno - sottolinea Boldrini - via mare sono giunte ad oggi 7mila persone mentre, lo scorso anno, anche a seguito della guerra di Libia e delle primavere arabe ne erano arrivate 50 mila".
"Ma anche a fronte di una tale significativa riduzione - aggiunge - secondo le nostre stime, e senza considerare il numero dei dispersi nel naufragio odierno, il numero dei morti e dispersi in mare nel tentativo di raggiungere l'Europa è quest'anno di 283 persone". "Al di la' delle responsabilita specifiche dei singoli naufragi, su cui e' di primaria importanza fare chiarezza per evitare che il Mediterraneo diventi una sorta di terra di nessuno dove vige l'impunita'- dice ancora Boldrini - vi è una responsabilità collettiva legata all'indifferenza e al considerare tutto ciò ineluttabile, anziché cercare soluzioni concrete per evitare che ciò si ripeta".