"È una giornata particolare per la Cgil, perché ripartiamo con la più grande Camera del lavoro del Mezzogiorno. Un segnale molto forte, interno all'organizzazione, ma anche esterno, sul ruolo che può giocare non soltanto questa struttura, ma anche la sua area urbana, in termini di sviluppo di questo territorio, di sviluppo del Sud, sul quale noi vogliamo scommettere". Lo ha detto Gianna Fracassi, segretaria confederale della Cgil, concludendo la prima giornata dei lavori del congresso straordinario della Camera del lavoro metropolitana di Napoli, al Complesso universitario di San Giovanni a Teduccio.

"Riappropriarci oggi, in termini metaforici, di un pezzo di questa storia, che per un periodo si è sospesa e che adesso riparte, significa - secondo Fracassi - anche ridare vita ad un percorso importante sul versante nazionale. Intendiamo riavviare di nuovo, anche se non abbiamo mai smesso e le condizioni del rapporto con il governo sono state un po' problematiche sui temi del Mezzogiorno, il nostro Laboratorio Sud. Credo che, da questo punto di vista, Napoli possa dare un grande contributo non soltanto in termini di elaborazione, ma anche come sperimentazione di pratiche innovative, nell'iniziativa molto forte che la nostra organizzazione vuole lanciare nel Mezzogiorno".

"Passato, presente, futuro sono le chiavi di lettura da scegliere nell'affrontare la discussione in questo congresso straordinario. Faremmo un drammatico errore se pensassimo che con questo congresso si chiude solo una parentesi e che il ritorno alla normalità statutaria lasci immutati comportamenti e fattori che in passato hanno condotto alla crisi. Altrettanto inaccettabile sarebbe l'idea che in questi mesi abbiamo risolto tutti i problemi e sciolto tutti i nodi. Questo congresso non è un punto di arrivo ma un punto di partenza". Lo ha detto Walter Schiavella, commissario della Cgil partenopea, aprendo i lavori del congresso.

"A livello economico - ha ricordato Schiavella - la crisi di questo ultimo decennio, ha drammaticamente impoverito il tessuto produttivo aumentando le diseguaglianze, complice anche l'azione combinata di una deregolazione dei mercati che ha penalizzato le imprese sane e avvantaggiato corruzione e illegalità, e di una progressiva riduzione delle protezioni sociali. A livello sociale, gli effetti delle trasformazioni economiche hanno prodotto nuove marginalità e diseguaglianze a cui si aggiungono gli effetti di trasformazioni demografiche spesso frutto anch'esse di processi economici". "Il nostro - ha aggiunto Schiavella - non vuole essere un progetto di mero decentramento organizzativo, ma un vero progetto di reinsediamento sociale sul territorio metropolitano, nei quartieri e nei vicoli della città, nella complessità della sua articolazione sociale".

"Chiediamo con forza - ha precisato Schiavella - quattro cose: un piano di intervento nazionale speciale e straordinario per Napoli, come ritenuto opportuno anche da Svimez nel suo ultimo rapporto; una corretta cooperazione istituzionale fra Regione e Comune metropolitano, superando sterili contrapposizioni nella gestione rapida degli investimenti previsti su Napoli dai Patti per lo sviluppo sottoscritti; la individuazione di una Zona Economica Speciale nell'area Portuale, tanto più ora che siamo in presenza di un positivo piano di rilancio del Porto elaborato dalla nuova presidenza dell'Autorità portuale; l’attivazione della bonifica e del recupero di Bagnoli superando le contrapposizioni istituzionali ma riconoscendo al Comune la titolarità delle scelte urbanistiche".

"Oltre alle infrastrutture materiali la nostra città ha - secondo Schiavella - un drammatico bisogno di infrastrutture sociali. La coesione sociale è certamente uno dei fattori produttivi su cui far leva per una nuova fase di crescita dell'area metropolitana. Rispondere ai diritti costituzionali in materia di istruzione, di lotta alla dispersione scolastica, di lotta alle marginalità e alle discriminazioni di genere, di razza, di condizione fisica o sociale, rispondere all'elementare diritto alla salute dei cittadini, in questa ottica diviene quindi un investimento su cui puntare e non una spesa da comprimere".

"L'assenza di adeguate politiche industriali su scala nazionale - ha concluso Schiavella - non può essere compensata dai soli interventi di industria 4.0. Anzi tale assenza fa della prospettiva della digitalizzazione e robotizzazione delle produzioni un fattore di rischio più che di opportunità per le produzioni del Mezzogiorno se non è accompagnata anche da adeguate azioni di sostegno e da coerenti politiche industriali. Ciò vale anche per Fca e per il futuro di Pomigliano. Analogamente, a fronte delle incertezze e delle ambiguità nelle politiche industriali e nelle strategie aziendali, occorre difendere e consolidare le eccellenze produttive di Fincantieri a Castellammare, di Atitech, dell’aerospazio, del settore chimico farmaceutico, delle telecomunicazioni a partire da Ericsson".

"I problemi, le soluzioni e le opportunità che interessano la Campania - ha detto il commissario della Cgil Campania Giuseppe Spadaro - si intrecciano e si esaltano, nel bene e nel male, con Napoli e con la sua sterminata area metropolitana. Servizi, sanità, trasporti, reti, sostegno all'occupazione, sono temi che cadono in gran parte sotto la programmazione della Regione Campania". "Con palazzo Santa Lucia - ha ricordato Spadaro - per tanto tempo i rapporti sono stati molto difficili, leggevamo un trend nazionale che precludeva al confronto con i sindacati, rendendo praticamente inesistenti le interlocuzioni. Il protocollo di lavoro firmato con il presidente e la giunta regionale, insieme a Cisl e Uil, è molto positivo. Adesso c'è qualche alibi in meno, abbiamo uno strumento in più per incalzare decisioni improrogabili da parte delle istituzioni".

"Su sanità e servizi sociali, trasporti e mobilità - ha aggiunto Spadaro - possiamo da subito misurare, con le categorie, le convergenze e i rapporti di forza contrattuali per determinare soluzioni, in primo luogo per i cittadini e poi per le migliaia di lavoratori e lavoratrici, fermo restando che le risorse a disposizione dei servizi primari sono sempre di più intaccate". "Dobbiamo interrompere - ha concluso Spadaro - il balletto che rimpalla le responsabilità tra le varie istituzioni, tra fondi erogati e non ricevuti, gestioni commissariali insufficienti e ancora di più mal sopportate, amministratori di Enti fallimentari e responsabilità nelle designazioni mai sottolineate".