Matteo Armellini è morto mentre montava il palco del concerto di Laura Pausini, la famiglia avrà meno di 2mila euro di risarcimento. A rivelarlo è stata oggi (24 luglio) la madre, Paola Armellini, intervistata da Tgcom24. "L'unica certezza fino ad adesso è che la vita di mio figlio non vale neanche duemila euro", ha detto la donna, spiegando che l'Inail ha inviato 1.936,80 euro alla famiglia per il decesso del lavoratore.

La tragedia è avvenuta nella notte tra il 4 e 5 marzo a Reggio Calabria, dopo doveva suonare la Pausini. Il tecnico di 32 anni è stato colpito da una struttura metallica, in seguito al crollo del palco che stava montando. Il rimborso dell'Inail spiega che alla famiglia spetta questa cifra. "Vogliamo la verità, non una misera offerta - ha spiegato la madre -. Mio figlio è morto sotto un palco e nell'oggetto del pagamento c'è scritto "risarcimento per infortunio e malattia professionale". È un problema di rispetto e di dignità, Matteo non aveva ancora cominciato a lavorare, gli è caduta in testa tutta la struttura".

E ancora: "Bisogna rivedere come viene gestito il lavoro dei ragazzi che collaborano all'allestimento dei palchi, non hanno alcuna copertura assicurativa. Chiedo ai sindacati e alle forze sociali di intervenire". Dichiarazioni che - naturalmente - non mancano di suscitare polemiche.

"Non sempre le somme che l'Istituto eroga sono congrue, ma è quanto stabilisce la legge". Questa la risposta del direttore centrale Prestazioni dell'Inail, Luigi Sorrentini. "Il Testo unico è del 1965 - ha spiegato - e, anche se l'Istituto si è fatto promotore  di modifiche, queste non sono state realizzate per mancanza di copertura finanziaria". In questo caso, a suo avviso, "Matteo non contribuiva al mantenimento della madre, quindi è previsto l'assegno funerario una tantum che è quello erogato".

Chiede di cambiare le regole il responsabile Lavoro del Pd, Cesare Damiano. La morte di Armellini "ripropone il problema dei giusti e adeguati risarcimenti in caso di incidenti mortali sul lavoro ma anche di infortuni, inabilità e malattie professionali". Secondo l'ex ministro del Lavoro - quindi - "bisogna rompere una regola: l'attivo di bilancio annuale dell'Inail, calcolato mediamente in circa 1 miliardo e mezzo di euro, non può essere tutto automaticamente devoluto al ripianamento del debito ma dirottato in quota parte all'abbassamento dei premi assicurativi delle aziende virtuose, cioè quelle a infortuni zero, e al miglioramento delle tabelle di risarcimento a favore dei lavoratori o delle loro famiglie".