Quante persone in quest'ultimo scorcio di anno si sono abbandonate a un rapido desiderio di mandare a quel paese, al loro paese, tutti i migranti che incrociavano? E quante conversazioni scivolate nelle teorie più sconce, e quanti abili sottintesi, impudiche ipocrisie hanno fatto balenare davanti agli occhi visioni che permettevano che i mali si ingrandissero e dipendessero in gran parte dalla presenza dei migranti nel nostro paese? Anziché argomenti si sono seminate paure ispirate da disposizioni politiche. Imbecille, farabutto e bugiardo chi ne ha approfittato per raccattare voti. Si, perché a parlar male dei migranti, è scientificamente provato, si guadagnano diversi punti in percentuale.

E la prima vittima di questo clima non poteva che essere l'operazione umanitaria “Mare Nostrum”, che dall'inizio dell'anno ha visto 207.000 migranti tentare l'attraversata, l'80% dei quali provenienti dalla costa libica e il 50% di nazionalità siriana ed eritrea. Una cifra record che si aggiunge a quella macabra di chi non ce l'ha fatta ed è affogato nelle acque del Mediterraneo: 3.419 persone, come annuncia l'agenzia Onu per i rifugiati. Sarebbero stati molto di più se le nostre navi della marina militare non si fossero spinte in acque internazionali per effettuare le operazioni di salvataggio. Ma tutto questo non basta per dire che quell'operazione va rafforzata e che l'intera comunità della Ue deve fare la sua parte per aumentare la protezione di chi fugge da guerre e dittature sanguinose. Quello che aumenta è soltanto la diffidenza, emergono vaghi e profondi timori che provocano l'invocazione di misure senza senso, provvedimenti xenofobi e razzisti del tipo: “Stiano buoni nei loro paesi. Cosa vengono a fare qui. È un'invasione... dove la mettiamo tutta questa gente. Io non sono razzista, ma così non si può più andare avanti…”.

Nelle coscienze fermentano sentimenti di rivalsa e di odio nei confronti di chi cerca sollievo e spera nella solidarietà fra i popoli.
Sentimenti assopiti e mai seppelliti esplodono in questo momento di crisi, cavalcati ad arte da bieche figure pronte ad aggiudicarsi i benefici di questa improvvisa metamorfosi, ingaggiando una vera repressione storica. Il governo non gioca e non si perde in chiacchiere, anche se le cataloga e le raccoglie tutte, e le misure che decide di adottare ci inquietano quando proclama di porre fine a “Mare Nostrum”. Si ha la percezione che tutto intorno sia diventato improvvisamente malevolo e violento nei confronti dei migranti e che si cerchino tra le crepe della nostra società le situazioni più negative per farle diventare esempio della impossibilità di convivenza tra i popoli, alimentando una sorta di lotta tra poveri che conduce alla inverosimile rivendicazione del primato di sangue.

Non sono estranei a questo clima gli ultimi scandali della Capitale, nella quale i rifugiati erano diventati una fonte di ricchezza della criminalità organizzata: “Rende molto più il traffico di esseri umani che quello dello spaccio della droga”, come ha detto qualcuno. E quando sommi tutto questo ti assale la sensazione che il prossimo anno dovrai piangere per qualche cifra superiore di parecchio a 3.419. Adesso il problema si vede solo sullo sfondo, perché il maltempo scoraggia le partenze, ma tra qualche mese ci accorgeremo della portata di questa scellerata decisione del governo italiano e di quello della Ue. Due mesi fa, proprio grazie a una proroga dell’operazione “Mare Nostrum”, le navi militari italiane sono riuscite a concludere un'altra operazione di salvataggio che ha tratto in salvo 93 migranti (con purtroppo 20 dispersi). Se c'è qualcosa che va salvato in questo anno che se ne va, non c'è dubbio alcuno che quanto “narrato” dagli sbarchi dei profughi e dall'ottimo intervento del nostro paese rappresenta una priorità della nostra azione.

Non possiamo consentire che chi fugge dalla guerra, dalla disperazione e dalla fame debba essere ripagato con una bara azzurra. Il Mediterraneo vuole essere un mare di pace, di congiunzione tra mondi che si parlino e che si ascoltino, non la garanzia di funerali che si susseguono a funerali e di lutti continui. Insomma, bisogna finirla di raccontare sciocchezze! Le persone dovrebbero capire che chiunque di noi, se fosse da solo nel mezzo della guerra siriana o dopo ventuno anni di sanguinosa dittatura eritrea, prima o poi finirebbe su uno di quei barconi. È per questo che non possono essere differenti i sentimenti di quanti partono e di quanti dovrebbero accogliere; si tratta di cancellare fantasmi che non fanno parte di questo mondo, cancellare istinti brutali, tensioni strumentali costruite artificiosamente. Occorre pretendere, questo sì, che anche l'Europa faccia fino in fondo la sua parte, e insieme piantarla con questo gioco pericoloso e comportarsi per quello che si è: esseri umani. Non possiamo commettere un crimine e allo stesso tempo negarlo. Nel momento in cui arrivano qui, non importa come, questi migranti non definiscono soltanto il loro destino, anche il nostro s'intreccia con il loro. 

* Cgil Salerno