Diventa finalmente operativo l’accordo di Malta sui migranti firmato lo scorso settembre dalla ministra italiana degli interni Lamorgese con i suoi omologhi di Germania, Francia, Finlandia e della stessa Malta. I profughi sbarcati una settimana fa a Messina dalla nave Ocean Viking, dopo essere stati tratti in salvo su barconi al largo delle coste della Libia, lasceranno infatti l’Italia diretti in Germania, Francia, Irlanda, Spagna e Portogallo. Sono stati esclusi i minori e le donne incinte, che resteranno a Messina, ma l’82 per cento di chi è già stato registrato invece andrà via.

Si tratta, in realtà, di una piccola rivoluzione, che conferma la validità del protocollo sulla redistribuzione de La Valletta (definito all’epoca dall’ex ministro Salvini “una sòla”), e supera finalmente il trattato di Dublino (secondo cui i migranti avrebbero dovuto essere ospitati nel paese di sbarco). La redistribuzione va addirittura oltre quanto stabilito nel protocollo, perché non riguarda solo i richiedenti asilo, ma anche i cosiddetti “migranti economici”. Hanno poi dato disponibilità ad accogliere i migranti pure Cipro, Lussemburgo e Grecia.

La ripartizione preventiva, quindi, mette da oggi fine alle estenuanti trattative condotte nei mesi scorsi, quando il braccio di ferro con Salvini costringeva i migranti a stare per giorni in mezzo al mare. Da ora in poi per tutti gli approdi delle navi, nel momento in cui da bordo viene chiesto il via libera all’attracco nei porti, scatta infatti la divisione per quote tra i governi.

La svolta, in realtà, è arrivata dieci giorni fa, quando Germania, Francia e Malta hanno indicato a Bruxelles la cifra di stranieri che avrebbero accolto. L’accordo era rimasto finora riservato anche per evitare l’ostruzionismo degli altri Stati Ue in attesa dell’insediamento della Commissione guidata da Ursula von der Leyen, ma ora è “a regime”. La distribuzione automatica e preventiva è stata in ogni caso accolta con freddezza da numerosi stati del Nord Europa e definita “irricevibile” da quelli del blocco di Visegrad (Repubblica Ceca, Polonia, Ungheria, Slovacchia). Al fianco dell’Italia si sono invece schierati diversi Paesi e ciò ha consentito di raggiungere l’obiettivo per gli ultimi tre sbarchi delle navi delle Ong che hanno così ottenuto subito il Pos per entrare in porto e sono approdate.

Il 24 novembre è giunta a Messina la Ocean Viking con 212 migranti, due giorni dopo la Open Arms ha portato a Taranto 62 stranieri (11 erano stati prelevati prima) e sempre il 26 novembre la Aita Mari ha attraccato a Pozzallo con 78 persone. In tutti i tre casi è stato applicato il Trattato di fondazione dell’Unione che sancisce il principio di “solidarietà e di equa ripartizione delle responsabilità tra gli Stati membri”. Ed è scattata la divisione: la Germania ha accettato 69 richiedenti asilo, mentre 90 andranno in Francia. A loro si sono aggiunti la Spagna con 25 stranieri, il Portogallo 20 e l’Irlanda 6.

Secondo i dati forniti dal Viminale, “nel 2019 sono stati trasferiti con ricollocamenti 262 migranti, 172 di quali dopo il 5 settembre”, dunque dopo l’insediamento del governo Conte 2 e l’uscita di Matteo Salvini dal Viminale. Negli ultimi tre mesi “i trasferimenti con ricollocamento sono stati 172 (57 al mese) che comprendono anche le quote offerte precedentemente dai Paesi Ue”. Una media molto più alta di quella registrata tra giugno 2018 e agosto 2019 quando “i migranti trasferiti con ricollocamento sono stati 238 (16 al mese)”. Il percorso è avviato, e adesso si sta trattando con Cipro, Lussemburgo e Grecia, ma anche con la Romania per ampliare la rosa di chi accoglie. Checché ne dica Salvini.