"Ad ottobre sono stati 531 i licenziamenti in ambito metalmeccanico in Lombardia. Nello stesso mese del 2014, a perdere il lavoro tra impiegati e operai metallurgici furono in 805. Sale così a 4.218 il bilancio degli esuberi fra le tute blu nel 2015. Dato sempre in diminuzione rispetto ai 6.498 del 2014, ma comunque significativamente allarmante" Così la Fiom Lombardia, in una nota.

Vediamo nel dettaglio l'andamento degli esuberi sui territori: a Bergamo sono stati 79, a Brescia 28, a Como 23, a Cremona 2, a Lecco 52, a Lodi 3, a Mantova 51, a Milano 110, nella provincia di Monza-Brianza 62, a Pavia 88, a Sondrio 6, e a Varese 27. Complessivamente, i comprensori in cui si è registrato un aumento in termini percentuali sono il lecchese, il mantovano, il pavese e la zona di Sondrio.

“Come affermato in più occasioni, il calo dei valori in termini assoluti, sia della cassa integrazione che dei licenziamenti, non significa automaticamente che la Regione abbia ripreso il suo ruolo trainante nel comparto siderurgico o delle nuove tecnologie, solo per fare degli esempi", testimonia Mirco Rota, segretario generale della Fiom lombarda.

“È vero che i numeri si riducono, ma non si cancella il rischio di chiusura e licenziamento in molte situazioni che hanno in corso l'uso di ammortizzatori sociali, come alla Candy di Brugherio, alla Linkra in Brianza e nel caso della delicata situazione delle telecomunicazioni informatiche, che potrebbe peggiorare ulteriormente”, ribadisce il segretario dei metalmeccanici.

"Si tratta di un trend stabile, di una riduzione a bassa intensità, che fa vedere come settori importanti nel tessuto economico produttivo della Regione stiano segnando il passo, di fatto, mediante la perdita di competitività e posti di lavoro. Se a questo aggiungiamo il flop del programma Garanzia Giovani e dei nuovi contratti flessibili introdotti con il Jobs Act, capiamo come ci siano pochi motivi per essere ottimisti allo stato attuale", argomenta il leader delle tute blu lombarde.

"Per tutti questi motivi, chiediamo un'accelerazione sull'introduzione del reddito di cittadinanza, come strumento per combattere la crisi, nonché piani d'investimenti pubblici e privati per risollevare l'economia di una delle regioni locomotiva d'Europa, attanagliata da una crisi che si fa sentire soprattutto per le famiglie delle lavoratrici e dei lavoratori, o di quanti un lavoro l'hanno perso e non riescono a reimmettersi nei circuiti produttivi", conclude il dirigente sindacale.