"Domani, le rappresentanze sindacali de Il Messaggero, assistite dalle organizzazioni sindacali territoriali e nazionali, si incontreranno con la Fieg e con l’azienda per ribadire la richiesta di ritirare i 33 licenziamenti voluti dalla proprietà, dopo che anche ieri e per la terza volta in una settimana il giornale non è uscito a causa dello sciopero dei poligrafici". E' quanto scrive in una nota la Slc Cgil di Roma e Lazio.

"Come tutte le altre testate del gruppo Caltagirone anche Il Messaggero - continua il sindacato - negli ultimi tre anni, ha ridimensionato sensibilmente gli organici, ma l’ha fatto ricorrendo alla cassa integrazione e ai prepensionamenti e mai ai licenziamenti collettivi. Il licenziamento per motivi economici nei quotidiani, infatti, è un fatto del tutto nuovo che deve essere respinto nel modo più fermo e deciso da tutte le forze del settore, lavoratori ed editori insieme, per impedire una grave deriva sociale e sindacale in un settore in cui, insieme alla contrazione dei consumi, assistiamo alla riduzione dei ricavi della pubblicità e al drastico taglio del contributo pubblico".

La Slc Cgil esprime anche "solidarietà alle associazioni di categoria che hanno indetto per il 24, 25 e 26 febbraio prossimi tre giorni di sciopero degli edicolanti per protestare, anche loro, contro una politica dissennata che interviene sul sistema con i tagli e con la falsa liberalizzazione limitando drasticamente la libertà di informazione".

"In particolare - conclude la nota della Slc Cgil - nel caso del Messaggero, la scelta di licenziare, qualora confermata, sarebbe sbagliata e ingiusta non solo dal punto di vista sociale, ma anche industriale: il Messaggero infatti licenzia per esternalizzare pezzi di core business specifici del quotidiano come la preparazione, la diffusione, gli abbonamenti e il marketing, la segreteria di redazione, l’area unica di stampa e la spedizione. Con questa logica, taglio dopo taglio ne risentiranno anche la riconversione e la modernizzazione del settore".