“Il governo sta commettendo un grave errore di valutazione nell’approvare le disposizioni in materia di derivati relative alla gestione della finanza pubblica di Stato ed enti locali”. E' quanto afferma il segretario generale della Fisac Cgil, Agostino Megale, puntando il dito contro una legge di stabilità “dalla coperta troppo corta e che, con queste disposizioni, rischia di determinare perdite finanziarie per lo Stato italiano con indebiti arricchimenti a favore del sistema bancario prevalentemente estero”.

Nel merito, osserva il leader della categoria del credito della Cgil, “le disposizioni, contenute nel collegato alla ex legge Finanziaria, sull’obbligo dello Stato di prestare depositi di garanzia, fondamentalmente per cassa, a fronte delle perdite potenziali sui derivati in essere, determinano infatti ulteriori ed inutili rigidità nella gestione finanziaria del debito pubblico. Se fossero vere le cifre che circolano, e non smentite da nessuno, che parlano di 160 miliardi di euro di derivati in essere, con oltre 8 miliardi di perdite potenziali, questa norma potrebbe determinare delle rinegoziazioni dei contratti tali da obbligare lo Stato a versare liquidità fino a 8 miliardi di euro, cioè quasi l’entità stessa della finanziaria, pari a 11,6 miliardi di euro”.

Inoltre, prosegue Megale, “le disposizioni sul divieto per gli enti locali di stipulare derivati in realtà celano ampie possibilità di negoziarne dei nuovi e di rinegoziare a condizioni ignote i precedenti. Mancano infatti gli scenari probabilistici come presidio di trasparenza sui rischi che addirittura la Corte d’Appello di Milano ha giudicato elemento costitutivo a pena di nullità del contratto derivato. Si assiste da mesi alla capitolazione degli enti locali di fronte alla banche estere, liquidando in 'accordi negoziali' importi di decine di milioni di euro. La legge di stabilità incentiva questo comportamento quando invece con gli scenari probabilistici le banche hanno dovuto riconoscere nelle operazioni con la Regione Puglia e il comune di Milano rispettivamente 200 milioni e 90 milioni di euro”.

Nel manifesto della buona finanza, ricorda il numero uno della Fisac, “la Cgil ha da tempo illustrato il percorso per gestire la bomba ad orologeria dei derivati. Avviare una commissione d’inchiesta per effettuare una ricognizione dei derivati in essere e affidare alle funzioni di analisi quantitativa della Consob la competenza sulla misurazione dei rischi dei derivati di Stato ed Enti locali per gestire attraverso le tutele degli scenari probabilistici i rapporti finanziari con le banche e garantire gli interessi del Paese e dei cittadini. Invitiamo il Governo a farsi carico di queste proposte e di modificare la finanziaria in questa direzione. C’è ancora tempo”. Per questo, conclude, “è ancora più urgente arrivare all'apertura col governo di un tavolo sul credito che coinvolga tutto gli attori del settore immediatamente dopo lo sciopero generale di categoria in programma il 31 ottobre che dovrà costringere Abi ad un passo indietro dopo la disdetta unilaterale del contratto nazionale”.