Proposte concrete e una grande ricchezza di idee e di dibattito, questo è quanto è emerso al convegno organizzato dalla Cgil Lombardia per discutere del dopo Expo. Nella sala gremita dello Spazio Oberdan si sono avvicendati al palco i diversi soggetti che hanno espresso la volontà comune di decidere insieme sul futuro delle aree oggi occupate dall’Esposizione Universale, e sulla fase di interregno tra la fine dell’evento e l’inizio dei lavori per la realizzazione dei nuovi progetti, fase rispetto alla quale si nutrono parecchie preoccupazioni, prima fra tutte quella che l’intera zona di 1.050.000 metri quadri di suolo pubblico (con una superficie edificabile di 490.000 mq di cui 30.000 destinati ad Edilizia residenziale sociale) possa cadere nel degrado.

Un confronto ricco e serrato cui hanno dato il proprio contributo, ciascuno sulla base delle proprie prerogative, rappresentanti delle istituzioni (il Ministro delle Politiche Agricole, Alimentari e Forestali Maurizio Martina, il Sindaco di Milano Giuliano Pisapia e il sottosegretario con delega alla Città Metropolitana Giulio Gallera in sostituzione del Presidente Roberto Maroni), gli attori sociali ed economici e i rappresentanti delle società dedicate, Fabio Benasso, Consigliere Delegato per Expo di Assolombarda, il Presidente Assimpredil - Ance Lombardia Claudio De Albertis, Luciano Pilotti Presidente Arexpo e Gianluca Vago, Rettore dell’Università Statale di Milano, che prima delle conclusioni del Segretario generale della Cgil Susanna Camusso, si sono confrontati sul progetto che la Cgil Lombardia ha elaborato con il contributo del Politecnico di Milano e del centro studi Pim, per porre al centro del dopo evento, il rilancio dell’occupazione e lo sviluppo di attività legate alla ricerca e all’innovazione.

Proposte illustrate da Elena Lattuada nella relazione, e dettagliate nella presentazione che del progetto ha fatto Giovanni Minali della Cgil Lombardia. A moderare il dibattito la segretaria della Cgil Lombardia Graziella Carneri.
Elena Lattuada, Segretario Generale della CGIL Lombardia nella sua relazione, dopo avere espresso soddisfazione per il fatto che a Expo non ci siano stati incidenti sul lavoro, ha ringraziato chi, lavorando a ciclo continuo, ha dimostrato al mondo che senza fatica psico-fisica non sarebbe stato possibile realizzare l’Esposizione universale a Milano.

LE PROPOSTE
In questi anni, mesi sono circolate molte ipotesi sul dopo expo. Lattuada si è soffermata su quelle condivise dal sindacato, per poi avanzarne una aggiuntiva.

La prima proposta condivisa è quella di un vero e proprio Campus universitario, più orto botanico, con il trasferimento delle facoltà scientifiche della Statale di Milano, che occuperebbe, nel suo insieme, circa 200.000/250.000 metri quadrati, ovvero il trasferimento di 18.000 studenti e professori delle facoltà scientifiche della Statale. Il tutto avrebbe un costo stimato di 400 milioni di euro a cui aggiungere il progetto, sempre dell’università Statale, del Mini CERN: costo preventivato 600 milioni di euro coperti in gran parte con i fondi europei.

A questo si aggiunge il progetto Assolombarda (cittadella della ricerca e dell’innovazione) che andrebbe a completare e rafforzare il rapporto tra ricerca pubblica – ricerca privata – attività produttive connesse (una Silicon Valley italiana) che occuperebbe, stando alle proposte e ai primi progetti avanzati, circa 100.000 metri quadrati.

"Per completare il disegno sui restanti 200.000 metri quadrati - ha osservato poi Lattuada - crediamo vada intensificato e consolidato il rapporto tra università (le facoltà scientifiche presenti), il mondo delle imprese dei settori ad alto contenuto tecnologico (telecomunicazioni, biotecnologie, ricerca medica, filiera alimentare, ed anche altre) e il CNR che ha nel suo dna il compito di svolgere, promuovere e valorizzare attività di ricerca scientifica e tecnologica nei principali settori di sviluppo delle conoscenze e delle loro applicazioni. Un luogo di certificazione internazionale dei prodotti, di attività integrata e di cui l’integrazione e la costruzione di “incubatori” e di “reti” tra settori e imprese ne costituirebbe la forza. Avere una ricaduta positiva degli investimenti fin qui fatti per EXPO a vantaggio di un “buon lavoro” sarebbe il miglior successo dell’esposizione".

Tra le proposte in campo interessante, secondo il sindacato, è anche quella del Presidente della Triennale di Milano, Claudio De Albertis, ovvero un progetto temporaneo che gestirebbe la fase transitoria mantenendo sul sito le strutture utili a tal fine, "ed è di buon auspicio - ha sottolineato Lattuada - che alcuni paesi abbiano manifestato interesse in tal senso lasciando i loro padiglioni in loco".

IL NODO DELLA GOVERNANCE
Ma la domanda centrale, secondo la Cgil, è: "Chi è il soggetto che governa líinsieme del progetto?". La Governance Arexpo si compone di Regione Lombardia, Comune di Milano, Provincia di Milano, Comune di Rho e Fondazione Fiera. È di queste settimane la notizia di un interessamento dello Stato ad entrare tramite Cassa Depositi e prestiti, "e su questo - ha detto ancora Lattuada - ci piacerebbe che il Ministro Martina, a cui va sicuramente riconosciuto il merito di aver lavorato attivamente per la realizzazione e la riuscita di EXPO 2015, ci dicesse l'opinione del Governo. Per quel che ci riguarda diciamo che sarebbe gradito un protagonismo diretto del Governo, che ovviamente lavori con le istituzioni, Regione, Area Metropolitana e Comune in una logica di sinergia e collaborazione, ora pi˘ che mai necessaria".

Secondo la Cgil sono possibili tre soluzioni: mantenere Arexpo cambiandone le funzioni, costituire una nuova società con gli stessi attori oppure la fusione di Arexpo e Expo in uníunica società. La Cgil da parte sua, vuole "essere ìinfluente in questo processo, "ci interessa una discussione trasparente sugli interessi economici che sono in campo". "Solleciteremo la governance affinché abbia come obbiettivo primario quello di contribuire alla creazione di lavoro". 

IL RUOLO DEL GOVERNO
Cosa può fare il governo? "Abbiamo problemi di allineamento della governance perché non abbiamo spazi di manovra diretti - ha detto nel suo intervento il ministro Martina - Il 24 aprile abbiamo proposto a vari soggetti di riunirsi per provare a definire un percorso e a giugno tireremo le fila. È ovvio che a decidere debba essere Milano, ma dobbiamo riuscire ad essere tutti attori propositivi, e il governo deve dare una mano al gioco di squadra".

L'obiettivo dell'esecutivo nel breve periodo è dunque quello di elaborare alcune proposte di lavoro credibili dal lato dei soggetti forti economicamente che lo stato può mettere a disposizione (dalla Cassa Depositi e Prestiti all'Agenzia del Demanio).

UNA GRANDE OCCASIONE PER MILANO
"Abbiamo di fronte una grande occasione, che non dobbiamo sprecare - ha detto il sindaco di Milano, Giuliano Pisapia - Non dobbiamo ragionare sui sogni, ma sulla concretezza. L'urgenza c'è invece sul periodo transitorio, perché l'analisi di cosa faremo vedrà una fattibilità nel giro di quattro anni. Nel frattempo bisogna capire cosa fare per impedire che quel territorio perda le sue prerogative. Dobbiamo mantenere Expo al centro dell'attenzione del paese e dellíEuropa".

"Noi abbiamo un punto fermo - ha aggiunto Pisapia - non ci interessa guadagnare su quei terreni, ma solo rientrare della spesa e avere dei vantaggi di carattere sociale e di sviluppo. Non dobbiamo avere paura, tantomeno degli investimenti stranieri. Ci sono già molte manifestazioni di interesse. Quello della ricerca degli investimenti necessari è in generale un grosso problema, e il futuro di Milano e degli investimenti ci sarà se Expo sarà un grande successo, e se non lo sarà a scapito della città e del territorio".

L'importante, secondo il sindaco di MIlano, è che questo percorso abbia sempre come accompagnatrici le forze sociali. "I protocolli d'intesa col sindacato, in particolare quello sulla legalità - ha detto Pisapia - sono stati fondamentali, e insieme dobbiamo essere fieri che questa Expo abbia visto un numero così ridotto di infortuni, di cui nessuno grave".

CAMUSSO: SERVONO REGOLE PER IL DOPO EXPO
"La cosa straordinaria del dibattito di stamattina - ha detto nelle sue conclusioni il segretario della Cgil nazionale Susanna Camusso, è che si è riusciti a guardare al futuro e a farlo con intelligenza. Inutile nascondere che nella fase di avvio si è perso tempo. Questo non deve succedere dopo il 31 ottobre, quell'area non deve cadere nel degrado. Le proposte sono tutte utili e, insieme al verde di cui Milano ha bisogno, tutte affascinanti, ma dobbiamo uscire dall'idea che ce la si può fare da soli, in casa. Si deve coinvolgere il governo - ha aggiunto ancora Camusso - proprio per la dimensione e il ruolo nazionale che potrà avere questo progetto".

L'altro tema è che Expo ha al suo interno lavoro di grande ricchezza e lavoro umile. "Quest'ultimo non è stato trattato molto bene - ha denunciato Camusso - si è puntato per troppo tempo a basse retribuzioni, a deroghe sui CCNL, ad impedire che le persone potessero mobilitarsi per i propri diritti, fino a strani discorsi sul diritto di sciopero; gli accordi hanno escluso tutto ciò".

L'Expo di Milano del 1906 coincise col congresso fondativo della Cgil. Oggi come allora, per la Cgil il focus è il lavoro, la sua qualità. "Molto si deve alle lavoratrici e ai lavoratori se tanti milioni di persone potranno visitare Expo godendosi serenamente le loro giornate. Ma ora - ha concluso Camusso - con quali regole del lavoro affrontiamo il dopo Expo? Noi vogliamo la massima trasparenza e la massima universalità, tenendo sempre a riferimento i contratti nazionali di lavoro e su relazioni sindacali che si sono stabilite, da giocare positivamente".