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I lavoratori della conoscenza – scuola, università, ricerca e Afam – saranno di nuovo in piazza, il prossimo sabato 28 novembre, insieme a tutti i lavoratori dei servizi pubblici. Avevano già sfilato, il 21 novembre, con i metalmeccanici della Fiom. Anche questa volta, ha detto Domenico Pantaleo, segretario generale Flc Cgil, a RadioArticolo1 nel corso di “Italia Parla” (qui il podcast), “vogliamo ribadire innanzitutto il nostro impegno contro il terrorismo. E diremo che è necessario rispondere oggi agli attentati di Parigi, a questo clima di terrore che sta imperversando in tutto il mondo, con un messaggio forte di impegno dei lavoratori pubblici per la pace, l'integrazione, e per una maggiore uguaglianza sociale. Le armi con le quali combattere il terrorismo non possono essere nuove avventure militari o alzare steccati contro gli immigrati. C'è bisogno, invece, di rispondere con le armi proprie della diplomazia, della pace e della necessaria integrazione”. Proprio per questo, ha aggiunto, “i settori della conoscenza sono fondamentali perché l'integrazione inizia proprio dalla scuola e dall'università”.
La manifestazione, convocata prima della strage di Parigi, ha naturalmente i suoi temi sindacali specifici. “A cominciare – ha detto il leader della Flc Cgil – dalla riconquista del contratto nazionale. Non va dimenticato che il contratto è un diritto costituzionale, principio questo ribadito dalla Corte Costituzionale e dal Tribunale di Roma. Il contratto è ricomposizione del lavoro, garanzia di uguaglianza, diritti e dà la possibilità di avere migliori retribuzioni. Persino il papa ha detto che non è possibile che gli insegnanti siano così mal pagati”. Anche in questo ultimo senso va vista “la nostra partecipazione alla manifestazione dei metalmeccanici: settori pubblici e settori privati devono unirsi nella rivendicazione di maggiore dignità per il mondo del lavoro”.
Sulla strada della riconquista del contratto c’è naturalmente l’ostacolo della legge di stabilità, che stanzia pochissime risorse. “Questa legge – ha commentato Pantaleo – non solo non crea sviluppo e occupazione, ma dà tanti soldi alle imprese. Anche nei nostri settori: sono stati trovati 25 milioni di euro per le scuole paritarie però, ad esempio, sul diritto allo studio non c'è un euro; si offrono sgravi per il salario di produttività e il welfare aziendale e si stanziano meno risorse per il contratto dei settori pubblici”.
Non è solo un problema di quantità delle risorse messe a disposizione per i rinnovi, appena 300 milioni di euro, ma anche di modalità di utilizzo delle stesse. “L’utilizzo di queste risorse – ha spiegato il sindacalista – prescinde dal contratto e della contrattazione. Il governo pensa a un Dpcm con il quale stabilire le modalità di erogazione del denaro. Quindi, non più aumenti uguali per tutti, per adeguare i salari all'inflazione, ma un’operazione che punta a distruggere il contratto nazionale e la contrattazione. Per noi anche questa è una battaglia: il contratto nazionale deve continuare a essere autorità salariale e di regolazione dei rapporti di lavoro”.
Dopo il 28, dunque, se le cose non dovessero cambiare per Pantaleo “bisogna andare avanti con la protesta, non escludendo neanche uno sciopero, anche in tempi brevi. Bisogna mettere in campo tutte le iniziative più opportune sui posti di lavoro, rendendo protagoniste le nostre Rsu, ad esempio: perché il contratto si riconquista sia dal basso, sia anche con un grande sciopero dei settori pubblici”.
I sindacati della scuola scenderanno in piazza, il 28 novembre, anche per cambiare la legge 107, che, ha osservato il numero uno della Flc Cgil, “sulla scuola non ha prodotto alcun miglioramento, ma ha solo determinato tanta confusione e incertezza”. Per questo, “con una forte iniziativa unitaria stiamo cercando di neutralizzare i punti per noi più disastrosi: i bonus dei 200 milioni, la chiamata diretta da parte dei docenti e un piano di immissione in ruolo che esclude tanti precari: le cosiddette ‘seconde fasce’ e la scuola dell’infanzia”. L’obiettivo è quello di “unire le due battaglie, quella sulle legge 107 e quella sul contratto e la contrattazione. Non bisogna dimenticare, infatti, che nella legge si dice che tutte le normative contrattuali in contrasto con la legge vengono automaticamente disapplicate. La riconquista del contratto nazionale rappresenta dunque una forte risposta questo tentativo”.
Tra gli altri temi toccati da Pantaleo nel corso dell’intervista c’è anche il capitolo che riguarda il personale Ata (“il più colpito dall’attuale governo, perché completamente fuori dal piano di stabilizzazioni”) e quello della ricerca, dove il precariato continua a farla da padrone: “Non vengono stanziate risorse adeguate – ha detto Pantaleo –, non c'è traccia di un piano straordinario di assunzioni e continua il blocco del turn over”. Dimostrazione, questa, che “il governo non vuole finanziare la ricerca in questo paese, ritenendo che le prospettive di sviluppo e di competizione vadano affidate all'abbassamento dei diritti e dei salari”.