Una delle risposte che il governo sta provando a mettere in campo contro la crisi è il piano Industria 4.0, anche se nell'ultima legge di bilancio questa intenzione sembra offuscata da diverse ombre. “Di quel programma ci aveva convinto l'idea che finalmente si tornasse a parlare di politica industriale in questo paese, di una scelta che riguardasse tutto l'orizzonte economico, quindi di un tentativo di innovazione. Il primo merito del governo è stato quello di averci provato. Le difficoltà nascono invece dal fatto che la manovra è una legge sostanzialmente elettorale, che genera soltanto consenso a breve. E di questo ha risentito anche il piano Industria 4.0”. Lo ha detto Alessio Gramolati, responsabile del coordinamento delle politiche industriali della Cgil nazionale, ai microfoni di Italia Parla su RadioArticolo1.

“La legge di bilancio è un piano prevalentemente rivolto al versante dell'offerta - ha continuato Gramolati -, e sottovaluta che in questo paese, come accade in larga parte d'Europa, esiste invece l'esigenza di offerta. Possiamo inserire tutti gli incentivi, tutti i vantaggi che si vuole, ma se non c'è domanda perché non c'è fiducia nei consumatori e nelle imprese, non ci sarà una ricchezza diffusa. La seconda grande questione è che si perde di vista una delle difficoltà che il paese incontra, che a differenza di altri paesi mancano i soggetti guida di questa rivoluzione tecnologica. L'innovazione sui grandi progetti, nel nostro paese, potrebbe farla solamente il pubblico.”

Ma quando si parla di Industria 4.0 non si parla solo di fabbrica, ma anche di servizi, di welfare, di riorganizzazione della società, di un'economia produttiva, più competitiva e virtuosa dal punto di vista ambientale. “La terza rivoluzione industriale - ha detto ancora Gramolati - non è stata capace di creare quel benessere diffuso che voleva chi l'aveva teorizzata. La globalizzazione, in realtà, ha impoverito intere classi popolari e la reazione di queste classi si sta vedendo nel voto oggi, in molti paesi occidentali. La quarta, invece, sarà una rivoluzione soltanto se saprà effettivamente dare risposte alle sfide ambientali e del welfare che sono state sostanzialmente cancellate in molti paesi occidentali”.

Il sindacato vuole che questa sfida vada avanti. “Io credo - ha continuato il dirigente sindacale - che i 'tecno-ottimisti', quelli che pensano che basta mettere in moto il processo per generare un benessere diffuso, sbagliano. Questa teoria è stata smentita nella stagione che abbiamo alle spalle. Questo errore non dobbiamo rifarlo. Perché la redistribuzione, le disuguaglianze, non tendono ad appianarsi da sole”.

Per questo la Cgil ha cominciato a fare un lavoro di messa a confronto di posizioni diverse e di approfondimenti. “Sono molte le iniziative che si sono messe in atto - ha concluso Gramolati -. Stiamo alimentando una corrente di pensiero che è quella di non subordinarci di fronte a queste sfide, ma di determinare le politiche migliori per fare in modo che i lavoratori non siano le vittime di questa nuova competizione, ma ne siano i protagonisti e i beneficiari.”

LEGGI ANCHE
Podcast
Tag: Industria 4.0 | La tavola rotonda a Torino
Obiettivo governare il cambiamento
Dal lavoro ai lavori: la quarta rivoluzione industriale