(Labitalia) - "Ridurre la precarieta', rendere maggiormente universali le protezioni degli ammortizzatori sociali, rendere piu' flessibile la mobilita' in uscita dei lavoratori: questi erano gli obiettivi individuati dal governo Monti per rendere piu' giusto e sostenibile il sistema di tutele del lavoro". Ma il quadro finale "si presenta molto piu' contraddittorio degli intenti dichiarati e soprattutto confuso in piu' di un aspetto".Cosi' Guglielmo Epifani, a lungo segretario generale della Cgil, scrive della riforma del lavoro targata Fornero-Monti, nella prefazione del volume 'Rapporto di lavoro e ammortizzatori sociali - Dopo la legge n. 92/2012', curato da Andrea Allamprese, Ivano Corraini e Lorenzo Fassina (Ediesse ed., 416 pag., 18 euro).

A chi con la riforma Fornero deve fare i conti anche per lavoro (quadri sindacali, ambienti universitari e di ricerca, operatori del diritto e responsabili del personale), il libro intende offrire un aiuto prezioso nell'interpretazione di "un testo complesso e molto controverso - dice ancora Epifani - maturato nella difficilissima fase della crisi finanziaria e dei condizionamenti internazionali conseguenti".

Soprattutto il tema degli ammortizzatori sociali viene esaminato con molta attenzione, nel passaggio dalla vecchia indennita' di disoccupazione alla nuova Aspi. "Modificare il sistema degli ammortizzatori sociali e delle tutele del lavoro nel cuore della tempesta occupazionale in corso -scrive ancora Epifani- non e' apparso, da subito, particolarmente saggio; inoltre lo slittamento della partenza del nuovo sistema non e' in grado di coprire le domande di tutela che via via si aggiungeranno a quelle gia' esistenti". Ne' poteva essere trascurato il tema della modifica dell'articolo 18 dello Statuto dei lavoratori.

"Per quanto riguarda la disciplina dei licenziamenti individuali (in particolare l'articolo 18 dello Statuto dei lavoratori) -osserva infatti Epifani- pur avendo il lavoro parlamentare corretto e migliorato il testo originario del disegno di legge del governo, il rischio che si profila e' quello di una rapsodica e multiforme valutazione giudiziaria, con effetti che possono essere diametralmenteopposti a quelli relativi al bisogno di chiarezza della disciplina e celerita' dei processi". Il testo di legge viene sottoposto ad analisi punto per punto attraverso gli intrventi e i commenti di studiosi come Valerio Speziale, Fausta Guarriello, Milena Anna Impicciatore, Amos Andreoni.

Per Epifani, comunque, una cosa è chiara: il testo della riforma del lavoro "dovra' essere modificato per rendere piu' incisiva la lotta alla precarieta' e per dare risposte ai temi che la riforma non affronta nel modo giusto e coerente con la fase che lavoro e imprese stanno vivendo". "Meglio cambiare con il lavoro parlamentare che con soluzioni rabberciate e rischiose come quelle insite nello strumento referendario. Le modifiche necessarie probabilmente dovranno essere affrontate nella prossima legislatura, confidando in tempi piu'distesi per il confronto e la verifica dei risultati dell'applicazionedella legge 92".