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Un nuovo pacchetto di 40 ore di sciopero, che si aggiungono alle 16 già fatte in settembre. Si inasprisce la vertenza della Landi Renzo di Cavriago (Reggio Emilia), impresa di famiglia del presidente della Camera di commercio provinciale, produttrice di impianti metano e gpl per autoveicoli, dopo la dichiarazione di 79 esuberi a seguito dell’esternalizzazione del centro logistico, l’incorporazione dell’azienda Aeb e la necessità di maturare nel 2018 un utile di sette milioni di euro. Il prossimo vertice tra le parti è previsto per venerdì 20 ottobre. “Se l’incontro non darà esiti positivi – spiega Davide Franco della Fiom Cgil provinciale – la vertenza continuerà anche con nuove forme di lotta. E chiederemo che sia presa in carico anche dai soggetti istituzionali”.
I licenziamenti sono stati dichiarati dal gruppo il 20 settembre scorso, nel corso della presentazione ai sindacati del piano industriale 2018-2022. Il piano prevede 200 allontanamenti (altri 69 riguardano la controllata Lovato Gas di Vicenza, che la Landi intende chiudere per spostare la produzione all’estero), su 800 dipendenti complessivi. Finora tra Landi e sindacati reggiani si sono svolti tre incontri, ma “non sono emersi elementi di novità – continua Franco – sull’esternalizzazione del polo logistico, che prevede il licenziamento di 36 magazzinieri per far posto a una cooperativa o a un provider di servizi, sugli esuberi e sull’utilizzo degli ammortizzatori sociali disponibili”. La Fiom, conclude l’esponente sindacale, nutre “una forte preoccupazione anche per la filiera produttiva: le ricadute sul tessuto sociale di un ridimensionamento così grosso potrebbero avere un impatto importante”.
La mobilitazione dei lavoratori è stata subito imponente. Il primo sciopero si è tenuto il 21 settembre scorso, con un corteo che ha percorso le vie di Reggio Emilia; il secondo il 29 settembre, e ha visto l’organizzazione di un sit-in e di un’assemblea sindacale davanti ai cancelli della sede centrale. Nei giorni seguenti, poi, si sono svolte altre iniziative a sostegno della vertenza, come quella di lunedì 2 ottobre, con i lavoratori che hanno dato vita a un presidio di fronte al Comune (che si è impegnato a costituire un tavolo di confronto sulla vertenza assieme all'assessore regionale alle Attività produttive).
“C'è un valore sociale del lavoro che comincia a non essere riconosciuto nelle imprese” commenta il segretario provinciale Fiom Cgil Sergio Guaitolini: “Da qui credo vada aperta una riflessione complessiva su come gestire questa crisi. Noi non ci siamo mai tirati indietro. Abbiamo già fatto un accordo sulla mobilità, a seguito del quale sono uscite 90 persone. Pensiamo che con strumenti similari si possa provare a governare la situazione, tenendo presente le esigenze dei lavoratori e le ricadute sociali”.