Pochi giorni fa Cgil, Cisl, Uil e Confindustria hanno firmato ufficialmente l'accordo su contrattazione e relazioni industriali. "È una buona notizia: in primo luogo indica la necessità di misurare la rappresentanza anche datoriale, dopo che negli ultimi anni abbiamo assistito a una frammentazione di organizzatori minori, che hanno determinato una discesa verso il basso di livelli retributivi e condizioni di lavoro". Così Riccardo Leoni, professore di Economia del lavoro all'università di Bergamo, a RadioArticolo1 nel corso del programma Economisti erranti.

 

Un'altra ragione di soddisfazione nel testo, spiega l'economista, "sta nel riaffermare la centralità del contratto nazionale di lavoro". In generale, oggi nella negoziazione abbiamo "una forma di polarizzazione": "Da un lato ci sono le imprese che fanno contrattazione integrativa, che sono ancora poche nonostante l'enorme sforza pubblico messo a disposizione. Dall'altro la maggioranza dei lavoratori che devono accontentarsi del contratto nazionale collettivo di lavoro, che costituisce il minimo. Adesso viene innescato un meccanismo per riparare a questo punto debole: nella parte finale dell'intesa c'è un riferimento dei salari agganciati anche alle trasformazioni organizzative, questo fa pensare che d'ora in poi si possa ridurre il gap salariale tra chi fa contrattazione integrativa e chi ne è sprovvisto".

Il nodo della rappresentanza, democrazia e partecipazione può avere una forte influenza sulla situazione economica del Paese. "Questi temi oggi non pesano molto sull'economia - riflette Leoni - ma dovrebbero pesare di più, se vogliamo seguire la strada alta della produttività e del maggiore benessere da diffondere e distribuire. In caso contrario - avverte - rischiamo di prendere la via della sola tecnologia, e questa non fa altro che ridurre la quantità di posti di lavoro ed eliminare le prestazioni professionali". La strada da percorrere è diversa: "Bisogna partecipare alla progettazione, vanno rafforzate le motivazioni e le professionalità".

Altro punto essenziale riguarda la formazione. Per l'esperto "si pensa sempre alla formazione come staccata dal posto di lavoro: invece le ricerche indicano che la formazione dovrebbe portare un nuovo modo di lavorare, quindi deve prendere corpo proprio dentro il luogo di impiego. Le prestazioni vanno migliorate giorno dopo giorno. I comportamenti organizzativi devono essere rivisti, per dare vita a un migliore risultato, più qualità di prodotto, meno imperfezioni e così via. La formazione, inoltre, va riconosciuta economicamente nella batteria degli incentivi. Questo - conclude - va fatto attraverso la contrattazione decentrata".

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