A un soffio dai cinquanta, tendenzialmente canuto e con una prospettiva lontana dalla pensione. È il ritratto del dipendente pubblico medio al giorno d'oggi, il prodotto di una Pubblica amministrazione stretta per un verso dal blocco del turn over e per l'altro dall'aumento dell'età pensionabile. Una Pa che invecchia, mentre una certa retorica riformatrice di governo parla di 'modernizzazione', e che fatica sempre di più a garantire servizi ai cittadini, anche per un semplice elemento di fatica. Basta pensare a infermieri, maestre, vigili, pompieri e altro ancora, lavoratrici e lavoratori pubblici che devono veder riconosciuto il diritto alla flessibilità nell'accesso al pensionamento perché sottoposti a lavori faticosi e pesanti.

Un generale quadro, quello della Pa, col segno meno e che registra un solo indicatore in crescita: l'età media delle lavoratrici e dei lavoratori pubblici. La media infatti dei poco più di 3,2 milioni di dipendenti pubblici, così come emerge dalle tabelle del Conto annuale dello Stato, rielaborate dalla Fp Cgil nazionale è di oltre 49 anni, il picco massimo raggiunto ripercorrendo i dati dal 2001 a oggi.

In un'infografica della Fp Cgil nazionale risalta di fatti l'andamento crescente dell'età media dei pubblici, passata dai 43,5 anni registrati nel 2001 a 49,22 anni messi a segno lo scorso anno. Circa sei anni in più che rendono il panorama dei dipendenti pubblici sempre più canuto mentre si allontanano le prospettive della pensione, così come un generale ringiovanimento della macchina pubblica. Raffrontando infatti il dato sugli 'assunti' dal 2010 al 2014 con il dato sui 'cessati' dello stesso periodo, macro sezioni che contengono dentro diverse voci legate a diverse dinamiche di assunzione e cessazione, emerge che nel corso degli ultimi cinque anni si è registrata un'emorragia di pubblici pari a 137.656, ovvero circa 28 mila dipendenti in meno l'anno. Un dato per altro in frenata visto l'aumento dell'età pensionabile e il blocco a nuovi ingressi nella Pa. Una situazione di stallo e, allo stesso tempo, di progressivo invecchiamento della macchina pubblica. 
 

Pochi dati che danno, al lavoro pubblico, valore alla mobilitazione unitaria Cgil Cisl e Uil in programma sabato 2 aprile dietro le parole 'Cambiare le pensioni, dare lavoro ai giovani'. Secondo la segretaria generale della Fp Cgil Nazionale, Rossana Dettori, infatti, “sono tanti gli elementi critici che caratterizzano in negativo il lavoro pubblico, a partire dal mancato rinnovo dei contratti pubblici, in attesa da oltre sei anni. Ma il quadro sull'età media, incrociato col blocco del turnover, ci dimostra - precisa la dirigente sindacale - che senza un intervento sulle pensioni, che garantisca tra l'altro il diritto alla flessibilità in uscita, e senza l'ingresso di nuova linfa, di nuove energie nella Pa, sarà inevitabile il progressivo declino della macchina dello Stato. E a pagarne le conseguenze saranno i cittadini, tutti, in termini di un inevitabile peggioramento dei servizi”. Per queste ragioni, conclude Dettori, “saremo in piazza sabato: perché il paese tutto ha bisogno di un intervento sulle pensioni, perché per guardare al futuro abbiamo bisogno di dare lavoro ai giovani”.