La Fiat s’impegna a non lasciare l’Italia. Il succo di oltre quattro ore di colloquio tra il management torinese e il governo, durante il pomeriggio e la sera di sabato 22 settembre, sta tutto in questa promessa. Al termine dell’incontro bocche cucite e un comunicato congiunto di governo e azienda che sottolinea, in un passaggio, come i vertici di Fiat abbiano “manifestato l’impegno a salvaguardare la presenza industriale del gruppo in Italia, anche grazie alla sicurezza finanziaria che deriva soprattutto dalle attività extraeuropee”.

A Palazzo Chigi per il governo erano presenti il presidente del Consiglio Mario Monti, i ministri Corrado Passera, Elsa Fornero, Fabrizio Barca e il sottosegretario Antonio Catricalà. Per il gruppo Fiat erano presenti il presidente John Elkann e l’amministratore delegato Sergio Marchionne.

“Fiat - si legge nel comunicato - ha illustrato le proprie stime sull’andamento del mercato automobilistico italiano e internazionale e le prospettive strategiche di sviluppo futuro del gruppo, concentrandosi in particolare su quelle che possono derivare dall’integrazione delle piattaforme di Chrysler e Fiat. Particolare riferimento è stato fatto ai 5 miliardi di investimento realizzato in Italia negli ultimi tre anni”.

I vertici torinesi hanno espresso apprezzamento per l’azione del governo che ha giovato alla credibilità dell'Italia e ha posto le premesse, attraverso le riforme strutturali, per il miglioramento della competitività, oltre che per un cambiamento di mentalità idoneo a favorire la crescita.

Dopo aver confermato l’impegno a restare in Italia, Marchionne ed Elkann hanno sottolineato che Fiat è intenzionata a riorientare il proprio modello di business in Italia in una logica che privilegi l’export, in particolare extra-europeo. Il gruppo inoltre ha manifestato piena disponibilità a valorizzare le competenze e le professionalità peculiari delle proprie strutture italiane, quali ad esempio l’attività di ricerca e innovazione. Fiat ha inoltre confermato la strategia dell’azienda a investire in Italia, nel momento idoneo, nello sviluppo di nuovi prodotti per approfittare pienamente della ripresa del mercato europeo.

Al termine della riunione, Governo e Fiat hanno concordato di impegnarsi per assicurare nelle prossime settimane un lavoro congiunto utile a determinare requisiti e condizioni per il rafforzamento della capacità competitiva dell’azienda. In particolare, un apposito gruppo di lavoro sarà costituito presso il MISE per individuare gli strumenti per rafforzare ulteriormente le strategie di export del settore automotive.

Questo il comunicato ufficiale. Secondo l’agenzia Agi, durante il vertice la Fiat non avrebbe avanzato nessuna richiesta di aiuti ma avrebbe domandato un sostegno per la produttività e una maggiore competitività, in particolar modo per rafforzare l'export. Nell'incontro - scrive l’Agi citando fonti governative - non si e' parlato di Cig ne' di ammortizzatori sociali in generale.

Sempre secondo l'Agi, le stime che il Lingotto avrebbe illustrato al governo riporterebbero a uno scenario ai livelli degli anni '70. A livello globale le vendite delle autovetture sono scese dai 15,9 milioni del 2007 ai 12,7 milioni del 2012. Mentre per il mercato italiano il calo e' stato piu' consistente: nell'ordine delle due cifre (-44%). Si e' passati infatti da 2,5 milioni di auto vendute nel 2007 a 1,4 milioni del 2012. Di qui il progetto di mantenere comunque la produzione in Italia e di proporre modelli che possano essere appetibili sul mercato estero in particolare in quello americano.

“Adesso che e' finito l'incontro tra Marchionne e il premier Mario Monti spero che il governo convochi i sindacati il piu' presto possibile.” Lo ha dichiarato il segretario generale della Fiom Maurizio Landini.