Per la prima volta a Bari, 25 tra organizzazioni, associazioni e comunità impegnate nel campo dell’immigrazione fanno fronte unico per l’apertura di tavoli di confronto su inclusione e politiche d'integrazione. Oggi (23 gennaio) nella sala della Città metropolitana i segretari generali di Cgil Cisl e provinciali, insieme ai responsabili delle associazioni e delle comunità, hanno sottoscritto la “piattaforma per l’inclusione dei cittadini migranti nell’area metropolitana di Bari”. Tanti gli obiettivi, fra cui riattivare e incentivare gli strumenti di partecipazione dei migranti alla programmazione delle politiche regionali. “È necessario – affermano i tre sindacati – aprire un tavolo di confronto permanente intersettoriale sui temi di inclusione per promuovere politiche che favoriscano la partecipazione, l'accesso ai diritti di cittadinanza e il contrasto alla discriminazione”.

Un ruolo chiave può essere giocato dai Consigli territoriali per l’immigrazione che “coinvolgono una molteplicità di attori sociali, economici, istituzionali, del mondo della cultura, dell’università e dell’associazionismo e che rivestono il ruolo fondamentale di indicatori delle priorità degli interventi e delle politiche più aderenti al territorio utili a favorire l’integrazione dei cittadini stranieri nella società”. Tutto questo, “dentro la cornice del Piano regionale triennale sull’immigrazione che va ripreso nei suoi contenuti aggiornato e innovato e posto in tempi ravvicinati al confronto con le organizzazioni sindacali, le associazioni e le comunità. La nostra regione – sottolineano Cgil, Cisl e Uil – è stata sempre protagonista nell’affrontare i temi legati all’accoglienza dei richiedenti asilo e dei rifugiati, nel contrasto del lavoro nero, dello sfruttamento e del fenomeno del caporalato che coinvolge immigrati e autoctoni. Cosi, però, l’immigrazione è rimasta chiusa nei confini dell’emergenza e le politiche dell’integrazione non hanno potuto vedere la luce”.

Gli stranieri (comunitari e non) residenti nella provincia di Bari al 1 gennaio 2016 sono 41.082, pari al 3,3% della popolazione residente totale e al 33,5% dei residenti stranieri in Puglia. Rispetto all'anno precedente si è riscontrato un incremento del 3%, con 548 nuovi nati stranieri. Le donne rappresentano il 51,4% della popolazione totale, 21.124 contro 19.958 maschi. Sul totale i residenti extracomunitari sono 37.446, di cui il 51,2% è titolare di permessi per lungo-soggiornanti, il 13,8% di permessi di soggiorno a tempo determinato per motivi di lavoro, il 15,9% per motivi di famiglia e il 16,9% per motivi di asilo/umanitari.

Un quinto della popolazione straniera residente è under 18, precisamente 8.042 persone. Gli studenti stranieri iscritti nell’anno scolastico 2015-2016 sono stati 7.283 (il 45,5% nato in Italia) con un’incidenza sul totale del 2,8%: 1.451 nelle scuole per l’infanzia, 2.460 nella primaria, 1.496 nella secondaria di primo grado e 1.876 nella secondaria di II grado. “La notevole differenza tra la presenza nella scuola primaria rispetto a quella secondaria – prosegue la nota – fa emergere due importanti aspetti. La differenza è da ricondursi alla giovane età degli studenti stranieri, e dall’altra, alla più precoce uscita dalla scuola di molti figli di immigrati. Nella scuola primaria, infatti, la quota dei nati in Italia tra gli stranieri sfiora il 60% e in quella dell’infanzia addirittura l’80%. Mentre il numero degli studenti universitari nella provincia di Bari ammonta a 828”.

Significativi i dati riferiti alle acquisizioni di cittadinanza italiana. Nel 2015, nella provincia di Bari, 1.029 residenti stranieri hanno acquisito la cittadinanza italiana (il 47,8% del totale regionale), un numero in crescita rispetto ai 475 del 2013 e 897 del 2014. Con un trend ancora più in crescita nell’anno 2016 di cui non ci sono però le statistiche. Secondo i dati Idos, l’84,4% di tutti gli occupati stranieri lavora in micro-imprese (1-9 addetti). I settori prevalenti dove maggiormente vengono impiegati gli immigrati sono l’agricoltura (31%) e i servizi (39,1%). Segue l’edilizia. A livello provinciale il 21,3% degli occupati stranieri è nato in Romania e il 19,8% in Albania.

“Alla luce di questi dati – concludono Cgil, Cisl e Uil – oggi è necessario intraprendere un percorso d'integrazione che garantisce il rispetto della dignità della persona e che risponde ai bisogni di inclusione dei lavoratori immigrati e dei loro familiari favorendo l’accesso ai diritti civili e di cittadinanza ed incentivando la loro partecipazione alla crescita culturale, economica e sociale del paese. Importante è partire dagli strumenti esistenti, dai luoghi istituzionali deputati alla programmazione per farli funzionare e renderli più efficaci”.