Due giorni (10 e 11 maggio) di congresso straordinario della Camera del lavoro metropolitana di Napoli per mettere fine alla fase commissariale iniziata circa un anno fa. La Cgil vuole “ricominciare con un programma di decentramento e potenziamento della presenza dell’organizzazione”, puntando a una "struttura rinnovata delle sedi sindacali” e a "una maggiore capillarità della presenza organizzativa”, anche con l'apertura di nuove sedi nell'area metropolitana e in quella urbana di Napoli. Per far ciò, il sindacato ha anche individuato 11 zone sulle quali è già in corso una prima sperimentazione.

Partendo da questa proposta, con la collaborazione scientifica di Ires Campania, è stato anche realizzato un report di analisi per supportare questo lavoro. Il rapporto sulla “Micro e Macro economia nella Città metropolitana di Napoli” evidenzia, pur all’interno di un quadro poco positivo, diversi segnali favorevoli. Molti sono riconducibili ai progressi nei comparti della Tac 3.0 (turismo-agricoltura-cultura), particolarmente nell’agricoltura e nel turismo, mentre anche l'economia della cultura esprime un dinamismo che fa ben sperare. Sul versante del manifatturiero, poi, si registra finalmente, seppure in misura lieve, il ritorno dell'automotive e un più significativo sviluppo dell'aerospazio e della meccatronica.

“È prematuro e comunque problematico stabilire se i segnali positivi indicati nel rapporto potranno portare a una vera rinascita della Città metropolitana – afferma la Cgil Napoli –. In realtà, da qui al 2020, le proiezioni del rapporto indicano il persistere di significative difficoltà”. In particolare, la contrazione della spesa pubblica non aiuterà, mentre gli investimenti privati “continueranno a presentare una dinamica piuttosto fiacca, così come i consumi in un'epoca ormai caratterizzata da perduranti tendenze deflattive”. Alla luce di tutto ciò, è dunque urgente “lavorare a un piano strutturato di politica industriale che dia consistenza e orientamento”.

Per questo, a giudizio della Cgil napoletana, torna di fondamentale attualità “una politica industriale che detti temi e tempi, interventi e risorse per riprendere un percorso virtuoso di sviluppo” e dia attuazione ai programmi con “meccanismi efficaci di governance che coniughino le strategie di programmazione nazionale con le specificità territoriali”. Il piano Industria 4.0 può essere un primo passo in questa direzione. Ma dovrà presentare una “particolare attenzione alle specificità delle nostre aree (piccola dimensione, sottocapitalizzazione delle imprese, scarsa presenza di risorse qualificate nella struttura aziendale ecc.) ”per consentire al sistema produttivo napoletano di poterne beneficiare adeguatamente".

Ma nei piani del sindacato ci sono anche il contrasto a un fenomeno migratorio “fuori da ogni controllo”, un completo “ridisegno delle politiche di welfare locali”, la “riorganizzazione sul territorio di politiche di rivendicazione e di riaffermazione dei diritti di cittadinanza”, e anche i “tagli di inefficienze, l' eliminazione di sprechi e rendite ovunque esse si annidino e un conseguente (ri)orientamento delle risorse disponibili verso usi più efficienti, in una logica di lungo periodo, e non puramente congiunturale”. “La Camera del lavoro metropolitana di Napoli – concludono in casa Cgil – ricomincia da qui, e vuole tornare a essere protagonista di una nuova stagione sindacale”.