L'ultimo film di Ken Loach, La parte degli angeli, è un film sulla lotta di classe. Può sembrare un'osservazione scontata per una pellicola del regista di Nuneaton, uscita il 13 dicembre nelle sale italiane dopo il premio della giuria all'ultimo Festival di Cannes. Eppure, nella commedia centrata sulla produzione del whisky, la visione del mondo del cineasta sembra passare in secondo piano per cercare "solo" la risata del pubblico. In realtà è sempre presente e addirittura centrale.

E' la storia di Robbie, un giovane di Glasgow invischiato in un contesto di degrado e violenza, condannato per aggressione e affidato ai servizi sociali. Robbie sta aspettando un figlio dalla sua compagna. Vuole lavorare onestamente, ma è difficile farsi assumere con i precedenti penali e una lunga cicatrice sul volto. Il coordinatore dei servizi, l'educatore Henri, lo avvicina al mondo del whisky e della degustazione. Da qui, insieme ad altri tre ragazzi dei servizi sociali, inizia gradualmente l'organizzazione di una truffa: trafugare una quantità di Mill Malt, whisky rarissimo di cui esiste una sola botte in tutto il Regno Unito, per rivenderlo al migliore offerente. "E' come il sacro Graal", afferma lo stesso Henry. I ragazzi vogliono "bere" anche loro.

Il titolo è un riferimento alla pratica di distillazione. Circa il 2% di whisky evapora nel processo di invecchiamento nelle botti: per gli addetti ai lavori è la cosiddetta "angels' share", la parte degli angeli, ovvero la quantità di alcool riservata alle creature celesti. Un dettaglio tecnico che diventa simbolo politico nella costruzione del film: se anche gli angeli assaggiano il whisky - ci dice il regista -, allora nessuno va escluso, a tutti spetta una fetta. La parte degli angeli è dunque la parte dei poveri, i disoccupati, i giovani, le donne e gli sfruttati.

La società occidentale oggi - però - non è disposta a dividere niente con nessuno. E' stretta nella morsa della crisi, devastata dalle logiche di mercato, ignorata nelle manovre strategiche dei partiti. D'altronde Loach ha recentemente contestato la ragione stessa del "centrosinistra": "Se credi nel mercato e nella deregulation sei di destra, se credi nell'economia pianificata e nella proprietà comune sei di sinistra. Chi rimane al centro della strada di solito viene investito".

Allora cosa fare? Piegati all'ingiustizia sfacciata, per prendersi la propria parte sembra lecito addirittura "rubare". Si fa per dire: il film inizia con un tribunale che impartisce condanne per piccoli reati, anche troppo severe, confermando l'imperativo del rispetto rigoroso delle leggi. Ma parteggiare per il "colpo" pianificato dai protagonisti è inevitabile. Robbie e gli altri trafugano il whisky pregiato e lo sostituiscono con un altro comune, attraverso un rischioso gioco di cannucce, una lunga sequenza che cita I soliti ignoti. In questo essi modo non diventano ricchi, ma almeno provano a ricominciare.

Ken Loach non critica il mercato del whisky, anzi rispetta con affetto e ironia la secolare tradizione anglosassone legata all'"oro liquido". Ma in questi anni, nell'Europa della recessione , il contrasto è sempre più evidente: da un lato ci sono gli assaggiatori, i collezionisti, i ricchi, dall'altro i ragazzi delle periferie, gli emarginati, gli ultimi. E chiedono la loro parte. La lotta di classe passa per un sorso di whisky.