"Mentre la contestatissima norma del Jobs Act che consente di controllare i dipendenti tramite videoterminali o altri dispositivi di geolocalizzazione deve ancora entrare in vigore, c’è qualcuno che purtroppo ha già precorso i tempi in tal senso. Si tratta di Manpower e del sito Expo: ai lavoratori impiegati presso i padiglioni viene infatti imposta l'attivazione di un’app sui tablet o i telefonini basata sull'indirizzo di posta elettronica 'fornito a Manpower in fase di assunzione': cioè la propria mail personale. Il tutto senza ovviamente aver mai informato le organizzazioni sindacali per la ricerca dell'intesa che, in base all'articolo 4 dello Statuto dei diritti dei lavoratori, è obbligatoria". Lo afferma il Nidil Cgil, in una nota.

"Non basta - prosegue l'organizzazione -: a queste "perle" si affianca il ricorso, per i padiglioni Expo, a espedienti quali far appaltare i servizi dei padiglioni anziché alla somministrazione diretta a società del proprio gruppo che applicano contratti di lavoro con retribuzioni largamente inferiori a quanto spetterebbe per il lavoro concretamente svolto. Ma tali società altro non sono che scatole vuote, per cui si rende necessario poi ricorrere alla somministrazione, che però avviene alle condizioni peggiorative in quanto "l'utilizzatore" figura essere la società fantasma".

L'intervento del sindacato "ha sventato queste manovre, ma proseguirà chiedendo a Manpower di rimuovere le metodologie adottate e ripristinare la corretta applicazione dello Statuto e delle disposizioni del Garante della privacy. In tal senso Nild Cgil, Felsa Cisl e Uiltemp hanno già avanzato una richiesta d'incontro urgente a Manpower", concude.