Il 31 marzo scadranno tutti i progetti affidati a Italia Lavoro e la sorte di oltre 1.000 lavoratori assunti con forme contrattuali di vario tipo (tra tempi determinati e collaboratori a progetto) è assolutamente incerta, mentre "vengono bloccati fondi europei già stanziati, destinati a finanziare i nostri progetti". L'allarme viene lanciato da un comunicato unitario delle Rsa di Italia Lavoro (Fiba, Felsa Cisl, Fisac, Nidil Cgil, Uilca, Uiltemp Uil e Fabi).
 
"Una delle principali novità della riforma appena approvata, e di cui si stanno scrivendo i decreti delegati, – denunciano i lavoratori – consiste nell’istituzione di un’Agenzia nazionale per l’Impiego, che avrebbe il compito di gestire e riorganizzare le politiche attive e passive. Poiché, nelle intenzioni, l’Agenzia sarà partecipata da Stato, Regioni e Province autonome e avrà costo zero” (si parla espressamente di 'utilizzo delle risorse umane e strumentali già disponibili a legislazione vigente') che senso ha privarsi dell’esperienza e del know how di Italia Lavoro, l’unica azienda che di politiche attive si occupa?".

Secondo le Rsa, a dispetto di rassicurazioni informali provenienti dal ministero del Lavoro, "si assiste a una quotidiana opera di demolizione. Perché vengono bloccati fondi europei già stanziati, destinati a finanziare i nostri progetti? Perché si lasciano scadere 900 contratti (tra tempi determinati e collaborazioni a progetto) necessari a realizzare la mission aziendale? Perché si vogliono cancellare con un colpo di spugna le attività di 1.300 lavoratori impegnati a livello nazionale e territoriale su ciò che proprio oggi è, a detta del ministro del Lavoro, assolutamente funzionale alla riforma?".

Il timore dei lavoratori per il proprio futuro cresce. Il 31 marzo, infatti, scadranno tutti i progetti affidati ad Italia Lavoro "e nulla è ancora chiaro circa i nuovi affidamenti a valere sulla nuova programmazione europea, con il rischio che i fondi comunitari possano non essere utilizzati in modo efficiente per contrastare disoccupazione esclusione sociale e per favorire l’occupazione giovanile". I dipendenti, nel frattempo, hanno proclamato il marzo lo stato di agitazione; dalla prossima settimana sono previsti presìdi presso il ministero del Lavoro e delle politiche sociali, con la richiesta di un incontro urgente con il ministro Poletti.