L’azienda è ormai sull’orlo del fallimento, e la pazienza dei lavoratori è davvero finita. Scendono in piazza oggi (giovedì 6 settembre) i 444 dipendenti dell’Industria Italiana Autobus, l'impresa nata dalla fusione della ex Bredamenarinibus di Bologna con l'ex Irisbus di Flumeri (Avellino). La manifestazione, indetta da Fiom Cgil, Fim Cisl e Uilm Uil, si tiene alle ore 15 a Roma, sotto la sede del ministero dello Sviluppo economico. Obiettivo dei sindacati è impedire la chiusura e rilanciare il lavoro e il trasporto pubblico ed ecologico per i cittadini. “La situazione economica aziendale è disastrosa”, queste le parole di Stefano Rampini, uno degli amministratori dell’azienda, riferite dai sindacati alle agenzie di stampa dopo l’incontro di lunedì 3 settembre.

“Il 30 agosto abbiamo inviato una richiesta di convocazione urgente del tavolo sulla reindustrializzazione e rioccupazione dei lavoratori”, spiegano Fiom, Fim e Uilm in una nota: “La necessità di una convocazione è determinata dall’aggravarsi della situazione, che ormai vede concretizzarsi il rischio di fallimento dell’operazione di salvataggio e di rilancio del polo della produzione di autobus”. I sindacati rimarcano che “la conclamata crisi finanziaria e proprietaria, l'allocazione in altri Paesi della produzione, i ritardi che si stanno accumulando nelle consegne, insieme al rischio di perdita delle commesse, stanno scaricando sui lavoratori gli effetti di responsabilità altrui”.

Il ministro dello Sviluppo economico Luigi Di Maio, nel corso dell'incontro del 6 luglio scorso, aveva indicato la disponibilità del governo a favorire l'ingresso di Invitalia (l’agenzia nazionale per lo sviluppo d’impresa) nella compagine della società, attraverso le risorse del Fondo imprese Sud stanziate dal precedente governo con la legge di bilancio 2018, insieme a un nuovo socio privato. Una disponibilità, però, che finora non si è concretizzata: anzi, sottolineano i sindacati, nell’incontro successivo (del 2 agosto) la proposta non è stata approfondita e c'è il rischio che possa finire nel dimenticatoio.

Tornando alla situazione dei lavoratori, i sindacati evidenziano che i 290 addetti di Bologna e i 154 di Flumeri (Avellino) “hanno già patito la mancata piena retribuzione del salario e con il passare del tempo c'è anche la scadenza degli ammortizzatori sociali. È ora che il governo faccia chiarezza sugli assetti proprietari e l'attuale proprietà (Del Rosso e Finmeccanica) si assuma le proprie responsabilità”. Per lunedì 10 settembre, intanto, è prevista la riunione del consiglio di amministrazione della società (che comunque vanta crediti verso la pubblica amministrazione di circa 30 milioni di euro e si è aggiudicata commesse per circa 260 milioni di euro), che dovrà decidere le sorti dell’azienda.

La situazione è “drammatica”, commenta la Fiom Cgil dell'Emilia-Romagna. “Se non ci saranno interventi urgenti, tra una settimana Industria Italiana Autobus rischia di non esserci più”, spiega il segretario generale Bruno Papignani: “Non ci sono novità. Siamo preoccupati e non capiamo il silenzio del governo e l'inerzia di Finmeccanica”, senza dimenticare “le responsabilità dell'azienda”. L'unica ‘magra’ consolazione, conclude Papignani, è che “per fortuna a Bologna continuano a erogare la mensa anche questa settimana”.

La Fiom nazionale chiede di ricapitalizzare l’azienda e di far ripartire la produzione in Italia. “Noi abbiamo proposto il polo produttivo pubblico: ci sono altre soluzioni? È ora che si scoprano le carte prima che salti il banco”: così il segretario nazionale Michele De Palma, rilanciando l'appello per una svolta che salvi Industria Italiana Autobus. La Fiom nota, però, che per ora “è in corso uno scontro durissimo di dichiarazioni tra governo e azienda”, con Industria Italiana Autobus che ha incaricato i propri legali di valutare alcune recenti dichiarazioni del ministro Luigi Di Maio. “Chiediamo trasparenza, perché quando i potenti si fanno la guerra a pagare sono i lavoratori”, conclude De Palma: “C'è uno spettro che si aggira: il fallimento del salvataggio, pur in presenza di commesse e capacità professionali”.