Entrano oggi (lunedì 5 marzo) in stato di agitazione i 2.500 lavoratori della ristorazione collettiva, delle pulizie civili e industriali e dei somministrati dell'indotto Ilva di Taranto. A proclamarlo sono i sindacati di categoria di Cgil, Cisl e Uil, riscontrando "l'assenza e il totale disinteressamento, l'apatia al riconoscimento e al diritto di essere rappresentati al tavolo istituzionale dei lavoratori". I sindacati lo hanno annunciato con una lettera inviata ai commissari del gruppo siderurgico, alla Am Investco, al ministro dello Sviluppo economico Calenda e al vice ministro Bellanova, al prefetto di Taranto, alle aziende dell'indotto e dell'appalto Ilva e ai segretari nazionali confederali.

“Questi lavoratori – spiegano i sindacati - sono abbandonati a quelle che saranno le future logiche del mercato, dei cambi appalto o assegnazioni di commesse al massimo ribasso, che nelle migliori delle ipotesi comporteranno forti riduzioni orarie e reddituali o, come si prospetta, la fuoriuscita dal mercato del lavoro Ilva". Chi " ritiene di non ascoltare - aggiungono - le nostre voci, forse non è neanche al corrente che i cantieri oggi sono meno sicuri che prima; le retribuzioni vengono erogate a singhiozzo, a mera discrezione delle aziende che rivendicano mancati pagamenti delle commesse; la maggior parte dei diritti dei lavoratori, frutto di decenni di conquiste, vengono rimessi in discussione da aziende con l'avallo silente di chi ritiene di decidere le sorti dell'azienda".