Sciopero nazionale di otto ore martedì 14 marzo dei lavoratori della Tim indetto da Slc Cgil. A motivare la protesta, la richiesta “dell'apertura di una discussione sui veri problemi” e sul futuro dell’azienda. La mobilitazione si articola con manifestazioni a Milano per i lavoratori delle regioni del Nord (concentramento alle ore 10 in piazza Einaudi, corteo fino a piazza Affari), a Roma per gli addetti del Centro-Sud (appuntamento alle 10 in largo Corrado Ricci, corteo fino a piazza Madonna di Loreto), e con un presidio a Cagliari (alle 8.30 davanti alla sede aziendale di via Calamattia).

“Dopo un anno segnato da un crescendo di azioni ostili nei confronti delle lavoratrici e dei lavoratori, nelle ultime settimane abbiamo finalmente registrato qualche segnale in controtendenza” spiega una nota Slc. L'azienda ha prima sospeso unilateralmente la solidarietà nel reparto Creation, anche a seguito “degli esposti e delle argomentazioni che abbiamo portato alle Direzioni territoriali del lavoro e agli uffici ispettivi del ministero del Lavoro”. Tim, poi, “ha comunicato 'urbi et orbi' la volontà di erogare in aprile un importo una tantum a tutti i lavoratori per i risultati ottenuti nel 2016, i migliori degli ultimi dieci anni”.

Quello che traspare, prosegue il comunicato Slc, è un “approccio di tipo feudale, che vuole sostituire i risultati e il ruolo della contrattazione collettiva con la magnanimità aziendale”. Il sindacato rimarca di “apprezzare tali segnali”, ma di ritenere “tutto ciò assolutamente insufficiente”. La solidarietà (iniziata nel gennaio 2016), infatti, impatta “ancora pesantemente su migliaia di famiglie, e molti altri reparti, come Creation, sono in grave difficoltà organizzative a causa della stessa”.

Forte è anche la delusione riguardo l’importo una tantum annunciato dall’amministratore delegato Flavio Cattaneo venerdì 10 marzo scorso, che dovrebbe ammontare in media a 900 euro lordi. Per Slc questo poteva essere “soddisfacente se si fosse riferito al 2015, a copertura della mancata erogazione dovuta in buona parte a multe poi rientrate. Essendo invece legato al 2016, riteniamo che i migliori risultati conseguiti dal 2007 impongano importi diversi”.

Per Slc Cgil tali segnali di controtendenza “devono essere attribuiti esclusivamente alla straordinaria mobilitazione che le lavoratrici e i lavoratori stanno portando avanti ogni giorno dal 6 ottobre scorso”, ossia da quando l’azienda ha annunciato la disdetta (a partire dal febbraio 2017) del contratto integrativo, sostituito da un regolamento interno. Tutto questo mentre “l'azienda, da un lato, prova a lanciare segnali di apertura, e dall'altro palesa evidente nervosismo, accompagnato da forzature e pressioni”.

Il sindacato dei lavoratori Cgil afferma dunque di “non accontentarsi dei segnali”, ma di volere “quanto ci spetta: mancato rientro e maggiorazioni, ferie e permessi, Pdr 2015 e dei prossimi anni, inquadramenti, Cralt e così via. E non siamo disponibili a cedere al ricatto”. In conclusione, Slc chiede “l'apertura di una discussione sui veri problemi di Tim. Un confronto che dovrà svolgersi non nelle segrete stanze e con gli interlocutori che l'azienda si sceglie, ma alla luce del sole, con la convocazione del Coordinamento nazionale delle Rsu, organo democraticamente eletto da tutte le lavoratrici e lavoratori di Tim”.