Comincia oggi la discussione al ministero dell'Ambiente sul rilascio dell'Autorizzazione integrata ambientale (Aia) all'Ilva di Taranto, il provvedimento che impone all'azienda siderurgica più grande d'Europa una serie di prescrizioni ambientali e di investimenti da fare nel giro di un triennio affinché siano ridotte le emissioni inquinanti nell'aria, che a luglio scorso hanno portato la Magistratura a sequestrare tutti gli impianti dell'area a caldo con l'accusa di disastro ambientale. Sui contenuti dell'Aia predisposti dal Governo (il documento dovrà essere firmato dal ministro dell'Ambiente Corrado Clini) si registrano posizioni molto distanti.

Da una parte ci sono le associazioni ambientaliste, che oggi depositeranno e illustreranno al ministero dell'Ambiente le loro osservazioni alla bozza predisposta venerdì scorso dal gruppo tecnico istruttore del governo. Tutte le associazioni chiedono modifiche ampie e sostanziali a quanto l'Aia prevede. Peacelink, uno dei movimenti ambientalisti, chiede per esempio che il rilascio dell'Aia sia prorogato di 90 giorni ed evidenzia, altresì, come per una serie di inquinanti – Ipa, Pm10 e piombo - sia solo prevista la misurazione, ma senza la specifica di limiti alle emissioni come nel caso della diossina.

Un'altra associazione, Altamarea, chiede invece che l'Ilva consegni alla pubblica amministrazione “una fideiussione bancaria per un importo non inferiore al costo stimato di tutti gli investimenti necessari per rispettare le prescrizioni inserite nell'Aia”. Altri movimenti ambientalisti, invece, chiedono ai rappresentanti delle istituzioni locali di non firmare l'Aia all'Ilva e denunciano quelle che ritengono essere carenze e omissioni.

Istituzioni locali che oggi saranno anche loro a Roma. Regione Puglia, Comune e Provincia di Taranto e Comune di Statte, chiederanno al ministero di verificare se le loro richieste sono state inserite nel testo finale dell'Aia. La Regione Puglia, in particolare, chiede il recepimento della legge regionale sulla valutazione relativa al danno sanitario provocato dall'inquinamento ed un riesame dell'Aia a fronte di criticità che dovessero emergere.

Poi c'è la parte aziendale. L'Ilva, che oggi sarà rappresentata dal presidente Bruno Ferrante e dal direttore dello stabilimento di Taranto, Adolfo Buffo, chiede anche lei modifiche alla bozza di provvedimento. Prima di tutto considera troppo basso il massimmo di 8 milioni di tonnellate di produzione, che sono il tetto dell'Aia. Inoltre, rileva l'Ilva, anticipare di un anno da luglio 2015 a luglio 2014 la fermata per rifacimento del grande altoforno 5 “avrebbe riflessi negativi sull'occupazione” perché questi lavori all'impianto “richiedono congrui tempi di progettazione, fornitura e costruzione di componenti”. L'azienda sostiene anche che il fermo immediato e contestuale di quattro batterie delle cokerie - 3, 4, 5, e 6 - “non è compatibile con la marcia dei restanti altiforni in quanto verrebbe a non essere più disponibile il coke necessario”. Più tempo poi l'Ilva chiede per progettare la copertura parziale o totale dei parchi minerali: sei mesi anziché i due dell'Aia con ultimazione dei lavori a marzo del 2016.

Naturalmente, è poi da vedere quale sarà il giudizio che la Procura di Taranto darà dei provvedimenti presi e soprattutto se questi saranno sufficiente a bloccare lo spegnimento immediato degli impianti chiesto e ribadito dalla stessa Procura.