"Da ora e a cascata per le prossime settimane" circa 1.400 dipendenti rimarranno senza lavoro come conseguenza del no del gip del Tribunale di Taranto, Patrizia Todisco, al dissequestro dei prodotti giacenti sulle banchine dell'Ilva di Taranto. Lo ha annuncia nella serata di ieri (11 dicembre) l'azienda, precisando che "si fermeranno a catena gli impianti di Novi Ligure, Genova Racconigi e Salerno, dell'Hellenic Steel di Salonicco, della Tunisacier di Tunisi e di diversi stabilimenti presenti in Francia". E che "ricorrerà al Tribunale del Riesame" contro il 'no' del gip.

Il tribunale di Taranto ha respinto l'istanza dell'Ilva di reimmissione nel possesso dei prodotti finiti e semilavorati sequestrati il 26 novembre scorso. L'istanza era stata presentata una settimana fa dall'Ilva alla procura sulla base del decreto legge varato il 3 dicembre. La merce, pari a 1,7 milioni di tonnellate circa, ha un valore di un miliardo di euro ed è in giacenza sulle banchine dell'area portuale dell'Ilva: i prodotti stavano per essere commercializzati quando è arrivato il decreto di sequestro del gip Todisco.

Il ministro dell'Ambiente Corrado Clini, intanto, annuncia un nuovo emendamento al decreto salva-Taranto per consentire la commercializzazione di quanto prodotto prima del provvedimento. "Il Consiglio dei ministri ha deciso che il governo presenterà un emendamento 'interpretativo' al decreto salva-Taranto". Così il dicastero in una nota. E stamani su RadioUno lo stesso Clini ha precisato che "l'Ilva ha prescrizioni severe in materia ambientale", ma "in cambio deve essere assicurata la continuità produttiva che non può prescindere dalla vendita dei prodotti finiti".