Come sarà, cosa farà, di quanti dipendenti avrà bisogno la Tim del futuro? Sono queste le domande che Slc Cgil, Fistel Cisl e Uilcom Uil pongono oggi (lunedì 12 febbraio) all'amministratore delegato del gruppo telefonico, Amos Genish, a cinque giorni di distanza dalla presentazione del progetto di separazione (in due aziende autonome) tra servizi e rete fatta dal manager al ministro dello Sviluppo economico Carlo Calenda. L'appuntamento è fissato per le ore 17 presso la principale sede romana di Tim (in corso d’Italia 41). Un progetto, quello della societarizzazione della rete, tutto da valutare: sarà un valore aggiunto o metterà a rischio la tenuta dell’occupazione?

L’incontro, come si intuisce, è molto atteso dai circa 30 mila dipendenti, sicuramente preoccupati dalle ultime novità del gruppo. Le relazioni sindacali all'interno dell'azienda, che stavano procedendo sul binario del piano da 6.500 uscite (tra prepensionamenti ed esodi incentivati) e 2 mila assunzioni da finanziare con la solidarietà espansiva, proposto dall'azienda e accolto con una certa disponibilità da parte dei lavoratori, hanno subìto un brusco stop la scorsa settimana, con l'annuncio dell'intenzione di Tim di procedere alla separazione “legale” della rete. Il progetto, ha spiegato l’ad Genish, prevede la nascita “di una 'netco', proprietaria dell'infrastruttura fino all'ultimo miglio, sia in rame sia in fibra, interamente posseduta da Tim in questa fase, con un board indipendente e un proprio management”. Un passo che molti addetti ai lavori chiedono da anni e che, dopo un lungo iter con l'Agcom, potrebbe ora concretizzarsi.

Nella presentazione del progetto al governo l’ad Genish ha incassato l'approvazione del ministro Calenda, provocando però la reazione dei sindacati, irritati per essere stati lasciati fuori dalla partita e preoccupati che il futuro perimetro aziendale possa mettere a rischio altri posti di lavoro. I dubbi che i rappresentanti dei lavoratori chiedono di sciogliere riguardano anche la ratio dell'operazione, che non deve essere, a loro giudizio, di carattere meramente finanziario. Al momento il confronto sulla rete non s’intreccia con quello sulle uscite, su cui i sindacati hanno posto alcuni rilievi e l'azienda si è presa 10-15 giorni di tempo per rispondere. Le lancette dell'orologio però corrono velocemente, e la scadenza del 6 marzo, indicata da Tim come obiettivo per la firma dell'accordo, si avvicina.