Via libera definitivo dell'aula della Camera al Codice Antimafia. Il testo è stato definitivamente approvato a Montecitorio con 259 voti a favore, 107 contrari e 28 astenuti. Contro il testo hanno votato i deputati di Forza Italia, M5S e Fratelli d'Italia. Ad astenersi sono stati quelli della Lega e di Direzione Italia.

La nuova normativa introduce novità rilevanti, in particolare sul fronte del sequestro dei beni. Si allarga, infatti, il perimetro dei possibili destinatari cui possono essere applicate le misure di prevenzione personali e di natura patrimoniale: da un lato, a chi è indiziato di terrorismo o di assistenza agli associati a delinquere e, dall'altro, a chi è indiziato di associazione a delinquere finalizzata ad alcuni gravi delitti contro la pubblica amministrazione, tra cui peculato, corruzione propria e impropria, corruzione in atti giudiziari, concussione e induzione indebita a dare o promettere utilità. 

Altro elemento centrale della norma è l'intervento sull'Agenzia nazionale dei beni confiscati. Innanzitutto, si prevede maggiore autonomia rispetto al ministero dell'Interno, con la vigilanza che sarà esercitata da Palazzo Chigi. La legge cerca poi di accelerare i tempi per il riutilizzo di imprese confiscate, prevedendo che l'amministratore giudiziario dovrà presentare una relazione, entro tre mesi dalla sua nomina, sulla futura operatività, altrimenti l'impresa sarà liquidata o cesserà l'attività secondo modalità semplificate.

"L'approvazione del nuovo Codice Antimafia è un un fatto importante per la democrazia del nostro Paese”. Lo afferma il segretario generale della Cgil Susanna Camusso. “La legge – aggiunge il leader di corso d'Italia – è il frutto di una discussione approfondita che parte da un'iniziativa popolare, Io riattivo il lavoro, promossa dalla Cgil attraverso il coinvolgimento di un vasto schieramento di associazioni e un costante e quotidiano lavoro di sensibilizzazione e di lotta alla criminalità organizzata”.

“Un risultato importante – conclude Camusso – che, ci auguriamo, potrà agevolare il contrasto a due fenomeni come quelli delle mafie e della corruzione che rappresentano un cappio al collo per la democrazia, lo sviluppo economico e la creazione di buona occupazione nel nostro Paese”.

"L’approvazione della riforma del Codice Antimafia costituisce un atto di responsabilità politica importante, un deciso passo migliorativo nell’azione di prevenzione e di contrasto alle mafie e alla corruzione. Fenomeni che minacciano da troppo tempo la nostra democrazia, la nostra sicurezza e che sottraggono ingenti risorse alla collettività, impedendo uno sviluppo economico e sociale, sano e diffuso, in tutto il nostro Paese". Lo scrivono in una nota congiunta Acli, Arci, Avviso Pubblico, Centro studi Pio La Torre, Cgil, Cisl, Legambiente, Libera. Associazioni, Nomi e Numeri contro le mafie, Sos Impresa, Uil.

"Siamo consapevoli che non è stato né semplice, né facile giungere all’approvazione di questo provvedimento – continua il cartello di sindacati e associazioni –. La sua gestazione è durata quattro anni, un tempo nel quale diverse organizzazioni sindacali, dell’associazionismo e della cooperazione hanno dato vita alla campagna nazionale Io riattivo il lavoro per promuovere una legge di iniziativa popolare. Un tempo in cui si è registrato un contributo significativo della commissione parlamentare Antimafia e del Consiglio superiore della magistratura, in cui si sono moltiplicate le discussioni pubbliche, i dibattiti parlamentari e gli interventi sui giornali. Non dimentichiamo le obiezioni e le osservazioni critiche, alcune fondate e legittime, altre legate a tecnicismi e opportunismi, che hanno accompagnato la discussione del provvedimento".

Il testo che oggi è diventato legge, secondo sindacati e associazioni, "rafforza alcuni strumenti già esistenti – come per esempio l’Agenzia per i beni sequestrati e confiscati –, ma, soprattutto, migliora la normativa riguardante l’aggressione ai patrimoni criminali e illegali, tenendo conto dell’esperienza applicativa e di alcune criticità che si sono manifestate recentemente sul versante della destinazione e gestione dei beni e delle aziende confiscate alle mafie".

Secondo le 10 sigle, "l’espropriazione delle ricchezze alle organizzazioni criminali e ai corrotti, insieme alla loro restituzione alla collettività, costituiscono lo strumento più concreto per dimostrare che le mafie e la corruzione sono fenomeni che possono essere affrontati e debellati, che lo Stato è presente e autorevole, che si possono rigenerare e riconoscere i diritti fondamentali, a partire da quello del lavoro e della sicurezza, laddove per lungo tempo essi sono stati negati".

"Un ringraziamento particolare – concludono sindacati e associazioni – va a tutti i parlamentari che con impegno, competenza, passione e tenacia hanno presentato, discusso e, quando si è reso necessario, hanno anche difeso il provvedimento, sino a permetterne la sua odierna approvazione. Nel 25esimo anniversario delle stragi di Capaci e di via d’Amelio e nel 35esimo anniversario dell’approvazione della legge Rognoni-La Torre non poteva esserci modo migliore per onorare tutte le vittime innocenti delle mafie"