Nell'Italia segnata da anni di crisi, con la disoccupazione giovanile intorno al 40%, come fanno i ragazzi a trovare lavoro? Una risposta possibile si chiamava Garanzia giovani, l'insieme di provvedimenti per inserire nel mondo del lavoro le persone tra 15 e 29 anni e attivare i Neet, coloro che non studiano né hanno un impiego. Tra le varie misure, come noto, il tirocinio è lo strumento largamente più usato. Un programma inaugurato nel 2013 dal governo italiano, in applicazione della Youth Guarantee chiesta dall'Europa: finora mai decollato, anzi sostanzialmente fallito, visto che oltre il 60% delle offerte si è rivelato composto da tirocini fittizi senza una vera componente formativa. Garanzia giovani è ripartito nel 2017, la Cgil ha chiesto al governo di aprire un confronto per correggere gli errori del passato e permettere allo strumento di raggiungere gli obiettivi fissati. Ne abbiamo parlato con il segretario confederale della Cgil, Giuseppe Massafra, con delega alle politiche giovanili nell'organizzazione di Corso d'Italia, in un forum organizzato dalla redazione di Rassegna Sindacale.

Rassegna Secondo il ministero del Lavoro continua la crescita dei ragazzi presi in carico da Garanzia giovani: al 26 maggio risultano oltre 500mila giovani a cui è stata proposta almeno una misura del programma, dice il dicastero. Perché chiedete un confronto?

Massafra Parlare col governo è sempre più necessario. Ogni due settimane il ministero diffonde dati che sostengono la crescita dei giovani coinvolti. Questo potrebbe far pensare che il progetto stia funzionando, come d'altronde ci auguriamo anche noi come sindacato. Invece non è così: quando incrociamo i dati con l'obiettivo della stabilizzazione, dell'ingresso dei giovani al lavoro stabile, ci rendiamo conto che i numeri si ribaltano completamente. Gli iscritti al programma non entrano affatto nella platea degli occupati. Lo strumento non funziona: Garanzia giovani non crea le occasioni di lavoro che dovrebbe produrre. Molte sono le difficoltà che abbiamo rilevato: prima di tutto il piano esclude le persone più deboli, non riesce a intercettare quelli con minore titolo di studio, ovvero coloro che ne hanno più bisogno. Un'altra criticità importante è legata al funzionamento dei centri dell'impiego che devono organizzare questi percorsi. Confermo quindi l'esigenza di aprire un confronto al più presto: ci rivolgiamo al ministro del Lavoro Poletti per ottenere risposte, con l'obiettivo di avviare un percorso comune che permetta al progetto di ottenere i risultati sperati. 

Rassegna Nel 2016 il nostro giornale ha svolto un'inchiesta su Garanzia giovani, pubblicando le voci dei ragazzi delusi. Le storie hanno evidenziato tanti problemi: dai ritardi nei pagamenti agli orari più lunghi del previsto, fino al nodo fondamentale delle mansioni. Una ragazza ci ha scritto: "Il mio tirocinio formativo era friggere le patatine"...

Massafra Le testimonianze che avete raccolto sono la dimostrazione pratica di come spesso è stato usato Garanzia giovani da parte delle imprese: per mascherare un rapporto di lavoro a tutti gli effetti. Tra l'altro uno dei componenti essenziali, l'elemento formativo, è stato completamente eluso. Così il giovane si occupa di svolgere un'attività vera e propria, ovvero un lavoro che dovrebbe essere regolato con altre norme e contratti. Va detto che lo strumento in sé non è sbagliato, ma la sua applicazione va profondamente rivista. L'Italia è il paese che fa funzionare peggio Garanzia giovani: dati alla mano se prendiamo altri Stati, come la Germania o l'Europa del Nord, le esperienze sono davvero positive e dimostrano che lo strumento utilizzato correttamente diventa efficace per dare risposta ai bisogni di una generazione. Da noi, purtroppo, è attualmente usato per mascherare rapporti di lavoro subordinato.

Rassegna Tra le novità del 2017 c'è il bonus occupazionale per le imprese, con incentivi fino a 8.000 euro per chi attiva contratti a tempo indeterminato, determinato o apprendistato. Cosa ne pensi?

Massafra Negli ultimi anni abbiamo speso 20 miliardi di euro in decontribuzione: si è sempre sostenuto che sgravare le imprese dai costi possa produrre nuova occupazione. Oggi il nostro sistema politico risponde alla logica dei cicli elettorali: i governi vogliono spostare di uno "zero virgola" i dati sull'occupazione, per dimostrare che c'è stato un risultato, e allora si costruisce un sistema di cartone che permetta di dire che il lavoro è ripartito. L'abbiamo visto nel Jobs Act: i risultati sono un fuoco di paglia. Al contrario, non ci si occupa di come costruire occupazione stabile che sia confermata nel tempo. Pensiamo a quei 20 miliardi: se fossero stati investiti per la stabilizzazione dei posti di lavoro forse non avremmo risposte immediate, ma soluzioni molto più efficaci nel lungo termine. La Cgil ha presentato un Piano del Lavoro straordinario per l'occupazione giovanile e femminile: abbiamo immaginato che lo Stato possa costruire un sistema di impiego stabile basato sugli investimenti pubblici. Da una parte vogliamo ottenere gli strumenti per tutelare i lavoratori adesso, dall'altra chiediamo una risposta complessiva nel tempo che sostenga davvero le nuove generazioni, quelle che si affacciano sul mercato nelle condizioni più deboli e ricattabili.

Rassegna Un altro punto critico, come dicevi, riguarda i centri dell'impiego. Come bisogna intervenire?

Massafra C'è un problema sul loro meccanismo di funzionamento. Il primo aspetto da rivedere seriamente riguarda la formazione del personale: bisogna dotare i centri degli strumenti adeguati per accogliere i giovani e accompagnarli nel mondo del lavoro. Strumenti che oggi mancano: i centri devono cominciare ad esercitare la loro funzione di collegamento tra domanda e offerta, per farlo davvero chi ci opera deve essere costantemente aggiornato e formato. Su questo occorre investire più risorse.

Rassegna Garanzia giovani impone all'attenzione il problema dei tirocini. La Cgil si è battuta per l'abolizione dei voucher, ora l'iniziativa continua contro la loro reintroduzione e con la Carta dei diritti universali del lavoro che si vuole trasformare in legge. Come stanno insieme tutti questi temi?

Massafra La Confederazione ha costruito una grande campagna che ha prodotto risultati importanti sul contrasto alla precarietà: il voucher è stato assunto come esempio di una condizione dilagante nel nostro paese. Abbiamo ottenuto l'abolizione di uno strumento usato in maniera impropria, anche se ora il governo la mette in discussione e il nostro impegno continua. Se consideriamo che tirocini e stage stanno diventando la copertura per forme di lavoro subordinato, diventa evidente perché si legano ai voucher: sono due casi di uso distorto. Nell'azione della Cgil, quindi, fanno parte della stessa battaglia contro la svalorizzazione del lavoro nel nostro paese. C'è la necessità di trovare un argine alla precarizzazione dei rapporti lavorativi, in tal senso bisogna contrastare sia i voucher sia i tirocini utilizzati nel modo sbagliato. D'altronde, a ben vedere, la distorsione di questi strumenti sottintende la stessa idea di base: in Italia si vuole privare il lavoro del suo valore, tutte le misure rispondono alla massima flessibilità richiesta dal mondo delle imprese. Le aziende per competere puntano all'abbassamento del costo del lavoro, è un tema antico che torna sempre. Noi, invece, lanciamo una sfida culturale di ampio respiro: vogliamo mettere la società nelle condizioni di rispondere davvero ai bisogni, nel periodo necessario che ci vuole per costruire una risposta strutturale. La nostra Carta dei diritti punta a riscrivere un nuovo Statuto per tutti i lavoratori, che ci permetta di tutelarli subito. Ma vogliamo anche cambiare modello complessivo. Pensiamo che sul mercato si possa tornare competitivi solo seguendo una via alta per lo sviluppo: valorizzare le condizioni dei lavoratori, creare un sistema virtuoso basato sulle competenze. E qui diventa essenziale il ruolo di istruzione e formazione.

Rassegna In che modo?

Massafra Occorre costruire una strategia delle competenze a tutto tondo: bisogna riformare i cicli scolastici, costruire un sistema che prepari l'individuo a reggere la sfida dell'ingresso al lavoro. Il sistema di apprendimento deve essere permanente e accompagnare la persona per tutta la sua vita lavorativa. Dobbiamo mettere un giovane nelle condizioni di acquisire le competenze necessarie, proprio per arrivare a quell'obiettivo dello sviluppo alto. Penso che la possibilità di ottenere competenze sia un diritto del singolo individuo: fa parte del diritto alla cittadinanza.

A cura di Emanuele Di Nicola. Hanno partecipato al forum: Guido Iocca, Emanuele Di Nicola, Carlo Ruggiero, Maurizio Minnucci e Marco Togna

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