“Le sezioni territoriali della rete del lavoro agricolo di qualità, previste dalla legge contro lo sfruttamento (199/2016), in sinergia con i centri per l’impiego e le istituzioni locali, potrebbero avviare una nuova stagione di governo democratico del mercato del lavoro agricolo. Ma l’impressione è che l’Inps voglia sottrarsi a questo obbligo e che anche le imprese remino contro”. Lo ha detto la segretaria generale della Flai Cgil, nazionale Ivana Galli, intervenendo a un convegno della Flai Sicilia sul lavoro delle donne in agricoltura, nel 35° anniversario dell’omicidio mafioso di Lia Pipitone.

“Chiediamo che la legge venga applicata integralmente e in tutto il territorio nazionale - ha detto - ma di essa finora è stata attuata solo la parte che riguarda la repressione. Un collocamento pubblico come luogo di incontro tra domanda e offerta, peraltro con potere di iniziativa in materia di politiche attive del lavoro può essere utile al rilancio del lavoro in agricoltura e a contrastare le estese forme di lavoro nero e di sfruttamento che coinvolgono soprattutto i soggetti più deboli, le donne e i migranti”.

Su questa parte della legge 199 “si incontra anche la resistenza delle imprese - ha affermato Galli - come conferma il fatto che su 190 mila aziende sul piano nazionale solo 3.500 si sono fatte certificare dalla Cabina nazionale di regia”. Secondo Galli “sono sottostimati i dati ufficiali che danno al 27% l’occupazione femminile in agricoltura (Sicilia 20%), per la grande quantità di lavoro nero nel settore”. La segretaria della Flai ha annunciato che la sua organizzazione chiederà una commissione d’inchiesta sul lavoro delle donne e su lavoro minorile in agricoltura”.