“La prima sottolineatura che voglio fare è che se vogliamo cambiare per davvero, dobbiamo lavorare su noi stessi. Dobbiamo metabolizzare l'abbandono di una liturgia di cui siamo spesso prigionieri. Perché noi restiamo spesso immobili, ma le direttrici del cambiamento potranno essere accolte solo se riconosciamo i nostri limiti. Quelli che non ci hanno aiutato ad affrontare le difficoltà che ci si sono presentate. Serve invece un cambiamento culturale”. Ha esordito così, Maria Grazia Gabrielli, segretario generale della Filcams, nel suo intervento alla Conferenza di organizzazione della Cgil in corso a Roma.

“Molto spesso - ha continuato - abbiamo affrontato le difficoltà dentro il perimetro delle categorie, senza superare i nostri compartimenti, mentre i problemi che ci si presentavano erano già generali e trasversali. Perché facciamo fatica a parlare gli stessi linguaggi e a ridurre le distanze tra di noi. Un esempio evidente è stata la raccolta delle firme per la legge di iniziativa popolare sugli appalti. Una grande occasione per esserre protagonisti della ricomposizione del mondo del lavoro contro la illegalità. Su quel terreno, avremmo potuto sfidare istituzioni, politica e imprese, ma non lo abbiamo fatto. O lo abbiamo fatto con poca intensità. Anche se il sistema degli appalti è un problema che coinvolge tutti i settori.”

Lo stesso discorso, secondo Gabrielli, vale anche per la riforma della suola e della pubblica amministrazione, “battaglie che non possono essere lasciate alle sole categorie, perché coinvolgono l'intero paese. Così come il turismo, che non è un problema solo della Filcams”. “Anche noi - sostiene la dirigente sindacale - Abbiamo contratto il virus della burocratizzazione e della centralizzazione. Per questo porre al centro i territori e le camere del lavoro è la scelta giusta. Ma le sperimentazioni territoriali devono essere inserite in un progetto più generale. In un'idea di paese diversa”. 

“Democrazia e partecipazione - ha concluso Gabrielli - sono questioni centrali, ma non si esauriscono nelle modalità di elezione delle segreterie. Dobbiamo riuscire a mantenere un rapporto costante con i delegati, un rapporto non intermittente che faccia crescere la loro consapevolezza. Bisogna poi porsi come una priorità la questione generazionale. In Filcams abbiamo provato a farlo da tempo, investendo su donne, giovani e migranti. Ci accolliamo dei rischi, è vero, ma non provarci è in prospettiva un rischio ben peggiore per la nostra Cgil”.