“Morto lavorando nell'ombra”, “Io ‘ero’ ambiente”, “Cambiamento=licenziamento. Questo è il nuovo governo”. Così recitavano i cartelli alzati dai lavoratori della Sogesid il 5 ottobre scorso, durante il primo presidio (con sciopero di cinque ore) organizzato a Roma, davanti alla sede del ministero dell’Ambiente. A muovere la protesta la profonda incertezza sul futuro della società (partecipata dal ministero dell’Economia), che vede nella sua principale attività l’assistenza tecnica al dicastero retto da Sergio Costa. Una scena che si ripete anche oggi (lunedì 15 ottobre): Filctem Cgil, Femca Cisl e Uiltec Uil hanno infatti indetto un nuovo stop, con un sit-in presso il ministero dell’Ambiente (in via Cristoforo Colombo 44).

“La mancanza di programmazione delle attività sull’ambiente, le dichiarazioni contraddittorie del ministero sulle sorti di Sogesid e dei lavoratori, la confusione organizzativa e amministrativa, l’incapacità di sostenere un confronto con il sindacato stanno mettendo seriamente a rischio gli oltre 500 posti di lavoro e l’efficienza delle politiche ambientali per il Paese”, scrivono i sindacati. Filctem, Femca e Uiltec di Roma e Lazio sottolineano anche che, nonostante le “dichiarazioni al tavolo del 3 ottobre fatte dal ministero e da Sogesid, a oggi non abbiamo atti concreti che confermino la prosecuzione di tutte le attività dell’azienda in normale regime di convenzione, non abbiamo nessuna certezza della stabilizzazione dei contratti a tempo determinato, nessuna effettiva formalizzazione di concorsi per il ministero, nessun piano industriale per Sogesid”.

Sogesid è una società di ingegneria e assistenza tecnica a capitale pubblico, costituita nel gennaio 1994. In un primo periodo ha svolto il ruolo di concessionaria della gestione di alcuni impianti di depurazione nel Mezzogiorno, in seguito ha ampliato le proprie attività occupandosi di interventi di bonifica nei Siti di interesse nazionale (Sin), estendendo infine la propria azione a tutti i settori di competenza del ministero dell’Ambiente. Oggi il suo personale è di 530 lavoratori, di cui 464 a tempo indeterminato, assunti nel 2015 (attraverso procedure pubbliche) dopo anni di precariato, in gran parte laureati. Di questi, 372 operano la propria assistenza tecnica direttamente al ministero dell’Ambiente, permettendo il normale funzionamento del dicastero.

La preoccupazione di lavoratori e sindacati nasce dal fatto che la convenzione quadro del 2015 (che permette, tra le altre cose, la “fornitura” dei 350 lavoratori da Sogesid al ministero) è scaduta nel gennaio scorso, mentre la nuova, che avrà la durata di un solo anno, non è ancora registrata dalla Corte dei conti. Entro il 2019, dunque, cesserà l'attività di assistenza tecnica di Sogesid, e la società non avrà più le risorse ministeriali per pagare i dipendenti. Nello stesso tempo il ministro Costa ha emanato il decreto 266/2018 prevedendo un concorso pubblico per il personale da assumere al proprio dicastero, allo scopo di sopperire alle storiche carenze di organico, senza alcuna internalizzazione o selezione del personale storico Sogesid, non precisando dunque la sorte di questi lavoratori, cui ha genericamente assicurato che non perderanno la propria occupazione.

Da qui la mobilitazione dei lavoratori “per il rispetto e la dignità – proseguono Filctem, Femca e Uiltec di Roma e Lazio – delle competenze e professionalità che da anni sono state espresse, e per una seria programmazione e rilancio delle attività ambientali nel nostro Paese”. I sindacati di categoria aggiungono che ministero e Sogesid non solo “non convocano le organizzazioni dei lavoratori, ma si limitano solo a illudere i dipendenti con vaghe rassicurazioni verbali o tramite web, senza nessun riscontro concreto delle loro volontà”. Una situazione, insomma, che “rischia di far precipitare la Sogesid, nonostante il carico di attività e di competenze, in una grave crisi della quale i lavoratori non hanno alcuna responsabilità”.

La Cgil regionale evidenzia che “il ministero intende bandire un concorso pubblico senza preoccuparsi delle ricadute in termini occupazionali e dello spreco potenziale di esperienze e competenze acquisite nel corso degli anni dai lavoratori della sua società in house”. Per il segretario generale Michele Azzola, “mentre si fanno annunci sul concorso e proclami per rasserenare i lavoratori, le commesse scadono e il rischio che la società chiuda in negativo il bilancio anche nel 2018 appare molto concreto”. La Cgil del Lazio rimarca anche che “eventuali esuberi rappresenterebbero un doppio danno per le casse dello Stato che, dopo aver investito per selezionare, formare e assumere lavoratori e professionisti, dovrebbe ora garantire loro gli ammortizzatori sociali”.