“Non c'è dubbio che nel mercato del lavoro, la parte più debole è il lavoratore. Tutta la nostra riforma nasce da una profonda sofferenza sociale, per l'imbarbarimento e l'impoverimento del mercato del lavoro in Italia”. L’ha detto Elsa Fornero a New York, in un incontro con i corrispondenti delle principali testate italiane presso la residenza dell’ambasciatore all'Onu. Citiamo dal resoconto su Repubblica. “E' successo un avvitamento verso il basso, la condizione dei lavoratori è oggettivamente peggiorata – scrive Federico Rampini –. La flessibilità buona è un valore, un vantaggio per l'impresa, e come tale se vuoi usarla devi pagare di più, non di meno. L'aggiramento dell'articolo 18 oggi avviene alla grande, è nei fatti. Le piccole imprese hanno a disposizione contratti che costano poco e sono flessibili, le grandi si fanno i loro contratti. Perciò noi il contratto a tempo determinato lo faremo pagare di più alle imprese. Certo, non è solo la riforma del mercato del lavoro che può fare ripartire il paese, però è considerata cruciale. Un cambio di regole non basta da solo, ma può determinare un atteggiamento meno sfavorevole negli investitori internazionali e in quelli italiani. Sento ancora troppi imprenditori che sono pronti a chiudere per trasferirsi in Serbia e in Croazia”.
E sul problema accordo sì-accordo no, Fornero ribadisce: “Noi ci impegniamo nella ricerca di una soluzione condivisa, la disponibilità al dialogo è autentica. Sono pronta a cambiare opinione, per esempio sulle ‘associazioni in partecipazione’ tra lavoratori, dove sembra prevalere l'abuso e la mancanza di tutele del lavoratore. Sarei felice di portare a casa una buona riforma del lavoro con l'accordo di tutte le parti sociali. Ma un governo tecnico guarda a tutta l'Italia, comprese quelle componenti non rappresentate dalle parti sociali. Se l’accordo non si riesce a trovare, il governo tecnico ha il dovere di andare avanti, fermo restando che l'ultima parola spetterà al Parlamento”.