'Non toccateci i caporali'. "Abbiamo avuto un attimo di esitazione alla lettura di un titolo de "La Gazzetta del Mezzogiorno", che riportava fedelmente le parole di un imprenditore agricolo. Roba da non crederci. Eppure sì, è così, ci sono imprenditori agricoli in Terra di Bari che pensano che il caporale sia una 'fortuna' per le aziende e addirittura chiamano alla rivolta contro una legge dello Stato. E lo dicono con sfacciataggine e grande senso di impunità. In questo caso, lo dice un imprenditore di Monopoli sulle pagine della Gazzetta del Mezzogiorno". Inizia così la lettera aperta di Antonio Gagliardi, segretario generale Flai Puglia sul caporalato.

"Ma qualche giorno fa abbiamo letto dichiarazioni più o meno dello stesso tenore da parte di agricoltori della Capitanata: 'C’è un caporalato che funziona', fino a una sorta di confessione, 'la guerra ai caporali fa salire i costi'. Certo, perché la legalità ha un costo, e il lavoro nero e lo sfruttamento sono contro la legge e recano un danno alla collettività e anche agli imprenditori onesti (se ne ricorderanno mai le associazioni agricole dei loro iscritti che vogliono lavorare nel rispetto delle leggi?). Torniamo a Monopoli: dalle affermazioni rilasciate da questo illuminato imprenditore, si evince una assoluta misconoscenza delle norme che regolano il mercato del lavoro. Affermare che non esistono agenzie di collocamento che si preoccupano di trasferire gli operai agricoli da una provincia all’altra della nostra regione, equivale a dire che si disattende il contratto di lavoro di riferimento", rileva il dirigente sindacale.

"A questo agricoltore sveliamo un segreto: è obbligo degli imprenditori - lo dice il contratto provinciale di lavoro - garantire ai propri dipendenti, seppur stagionali, il trasporto fino al luogo dell’attività lavorativa. Affermare che per reperire manodopera bisogna per forza rivolgersi al caporale per garantire alle aziende agricole di operare, equivale a sostenere l’intermediazione illecita di manodopera. Un reato penale. E non è affatto vero che non esistono alternative: da qualche anno, la Puglia si è dotata di uno strumento che rafforza il collocamento pubblico, le cosiddette liste di prenotazione, dove attingere manodopera legalmente. Anche alla luce di tali farneticazioni, siamo maggiormente convinti che la strada imboccata con l’approvazione della legge 199/2016 contro lo sfruttamento lavorativo e il caporalato, abbia centrato la necessità di modificare, soprattutto sul piano culturale, un fenomeno distorsivo delle più elementari regole in materia di mercato del lavoro che non può essere più tollerato", prosegue il sindacalista.

"Non vi è dubbio che proprio questa legge permette anche di utilizzare strumenti che tolgono a questi 'capitani d’impresa' ogni alibi e pretesto: non a caso, proprio la Flai e la Cgil, nei giorni scorsi, hanno lanciato delle proposte che sostengono l’idea di impegnare istituzioni e associazioni agricole per trovare misure sostenibili per favorire regole trasparenti per l’assunzione della manodopera, per garantire il trasporto anche pubblico per e da i luoghi di lavoro, vera accoglienza ed integrazione. Non solo per i lavoratori locali, ma anche per tanti lavoratori stranieri che si avvicendano nei campi della nostra regione. Scuse non ce ne sono, altrimenti si dica - e qualcuno lo fa - che si preferisce agire nell’illegalità perché costa meno. E in quel caso, non si agiti lo spettro repressivo di una legge che forse in questo Paese è arrivata anche con troppi anni di ritardo", conclude Gagliardi.