Dopo l’incontro di a Palazzo Chigi in questi giorni la Fiat ha annunciato la chiusura dello stabilimento Cnh di Imola, la cessazione della produzione di auto a Termini Imerese e un’offerta di acquisizione della Bertone di Torino. “Risulta sempre più incomprensibile la gestione degli stabilimenti presenti nel nostro paese: si va dall’utilizzo della cassa integrazione alla richiesta di straordinari, dal trasferimento temporaneo di centinaia di lavoratori da uno stabilimento all’altro al licenziamento dei precari, fino ad arrivare alla negazione del premio di risultato annuale, di 1.100 euro, previsto dal contratto aziendale”. Lo affermano in una nota unitaria Susanna Camusso, segretaria confederale della Cgil, e il leader della Fiom Gianni Rinaldini.

“Questa situazione di confusione nel gruppo dirigente Fiat
– affermano i due dirigenti sindacali – costituisce elemento di grave preoccupazione. Il conflitto sociale, che si sta sviluppando in diversi stabilimenti, ne rappresenta l’inevitabile conseguenza”. Per questo Cgil e Fiom ritengono “necessaria la convocazione di un nuovo incontro con la presidenza del Consiglio, le parti sociali e le Regioni. Ciò perché ci troviamo di fronte ad annunci, effettuati dalla Fiat, che disegnano un quadro sostanzialmente diverso dal percorso indicato dal ministro Scajola nell'incontro di Palazzo Chigi”. “Ribadiamo – così concludono Camusso e Rinaldini – la nostra contrarietà alla chiusura di stabilimenti del gruppo Fiat e, pertanto, la necessità che il governo ponga questa condizione, anche a fronte dell’offerta di acquisizione della Bertone”.